Quella che segue è una storia vera, solo i nomi sono stati cambiati e inventati.
All’epoca - era il 1996 -, Domenico dirigeva un carcere di una cittadina di montagna, isolata, tranquilla; l’istituto era – ed è - piccolo, ma pieno di ogni tipologia di detenuti: sezione maschile e sezione femminile, una sezione per collaboratori di giustizia. In un’ altra sezione c’era,invece, un detenuto, uno solo, ma famoso, sottoposto al regime particolare del 41/bis.
Domenico era lì dal lunedì al sabato, qualche volta anche la domenica, ma abitava in un’altra città, una città di mare, a circa due ore di distanza.
In una stupenda giornata di fine maggio, sabato, aveva preso un giorno di ferie. Non erano neanche le otto del mattino, voleva andare al mare, godersi la bella giornata e un fine settimana tranquillo, sole, mare, la sera con gli amici.
E invece …., lo squillo del telefono diede inizio a un week-end “diverso”.
Mentre sentiva la voce dell’ispettore Trapani che lo salutava, già immaginava qualche problema. “Credo che Lei dovrà tornare qui, le passo il tenente Neri, inviato dal Ministero….”. “ Buongiorno dottore, non posso dirle niente per telefono, è una cosa segretissima e di sicurezza, lei dovrebbe tornare in sede”.
A queste parole, seguì una breve discussione sul fatto che lui era in ferie, e lì restava, che c’era un sostituto, e che comunque, l’ordine di rientro poteva darglielo solo il suo diretto superiore.
Chiusa la telefonata, la giornata già non era più la stessa. Il dubbio, la curiosità di sapere cosa c’era, e il senso del dovere, spinsero Domenico a ripensarci e a telefonare al suo capo, al Provveditore, per chiedere cosa doveva fare. Tra loro nessun segreto, erano dello stesso corso, si conoscevano da sempre: Domenico seppe, così, che si trattava dell’arrivo di un “arrestato eccellente”, un mafioso, un killer, Bruni Giovanni, arrestato il giorno prima in Sicilia, che il DAP, su richiesta di quella Procura, aveva mandato lì per motivi di sicurezza, tra le montagne. La presenza del direttore titolare in sede, non sembrava necessaria, e perciò non dava nessun ordine di rientro. A quel punto, però, fu Domenico a dire che sarebbe rientrato.
Dopo una serie di altre telefonate per informare che tornava e che però, non poteva certamente volare,: ”ho anche una macchina un po’ scassata, perciò arriverò tra un paio d’ore”
Domenico si mise in viaggio …e, per fortuna, gli vennero incontro con la macchina di servizio per recuperare qualche minuto.
Durante il viaggio fu informato che lo cercavano in Prefettura con urgenza, immaginò che si trattava dello stesso problema, quelli si preoccupavano dell’ordine pubblico, ma non era una notizia riservata ?
Arrivato sul posto, quella specie di ufficiale rimase molto deluso quando Domenico gli disse che già sapeva tutto.
C’era un po’ di agitazione, bisognava decidere dove mettere questo personaggio e non solo, erano in arrivo uomini del GOM ( Gruppo Operativo Mobile, un reparto addetto alla sorveglianza di detenuti “particolari”) per la sua custodia , bisognava sistemare anche loro in caserma.
Da Roma, telefonate di sostegno da parte di persone che, normalmente, non si sentono e non si vedono, Di Carlo, e un tal colonnello Monti, mai incontrato fino ad allora. Tutti davano il loro parere, e, a loro modo, un incoraggiamento. C’era un fax del Ministero, che gli ordinava anche di far la spesa al detenuto, “ma siamo pazzi, non ci penso neppure!”.
“Ma con tante carceri che ci sono , proprio qui dovevano mandarlo? Dalla Sicilia?”.
Domenico doveva andare in Prefettura, lo aspettavano, si portò dietro il tenente, almeno serviva a qualcosa. Riunione straordinaria del Comitato per l’ordine e sicurezza proprio per l’arrivo di Bruni., questore e comandante dei carabinieri , guardia di finanza, - “che palle!” - pensava -, come organizzare la sorveglianza esterna, cosa fare, raccomandò di dare poco nell’occhio, che si trattava di cosa riservata, nessuno deve sapere, e chiese, se proprio non se ne può fare a meno, una sorveglianza attenta ma discreta.
Ma sembrava però che da questo orecchio non ci sentivano, tutti in allarme e tutti volevano apparire, e fare la loro bella figura. Domenico era l’unico a pensare che era meglio stare al mare.
Tornato in sede, si decise che sto’ Bruni non doveva neppure entrare dentro, ma sarebbe stato sistemato in una sezione separata e vuota, ma bisognava riparare porte e finestre, installare una cucina per i pasti, verificare se era possibile la sorveglianza, il personale venne messo al lavoro per sistemare la camera.
Arrivò intanto un autobus dei GOM: mai visti tanti agenti sporchi, con tute di servizio sfasciate, barbe lunghe, disordinati. In casi normali, persone così sarebbero finite direttamente davanti alla Commissione di disciplina.
Si erano fatte le due e mezza del pomeriggio, e non si sapeva che ora doveva arrivare il detenuto, gli agenti chiamati a sistemare la camera lavoravano e sudavano.
Alle quattro non era cambiato niente, non c’erano novità, Domenico era uscito con il comandante a far quattro passi li intorno, anche per vedere se c’era sorveglianza: ce ne era, e come! Anche troppa, molto visibile, un carabiniere ogni 50 metri, macchine e altro, meno male che avevo raccomandato la riservatezza !
Ormai tutta la città sapeva che c’era qualcosa di grosso nel carcere. Infatti cominciarono le telefonate dei giornali e TV, ma Domenico pensò che era meglio non farsi trovare, che siano altri a dar notizie. La riservatezza era già sparita.
I lavori di sistemazione della cella erano al termine, i due agenti stavano lavorando come bestie senza guardare l’ora né mangiare, bisognava solo ringraziarli.
Avevano speso, per l’urgenza, un pò di soldi per il materiale necessario. Chi pagherà?
Intanto il tempo passava, alle sei del pomeriggio, non si sapeva niente di dove fosse finito sto’ personaggio e la scorta, se bisognava andarlo a prendere e dove, forse all’aeroporto: “all’aereoporto? Quale, quella specie di campetto che sta sulla strada, fuori città?”.
L’unico eccitato da questa avventura era l’ispettore responsabile delle scorte, e quell’ altro, il tenente, che organizzava piani di sicurezza e non sembrava capire che
alla fine, solo il direttore ne era responsabile, e quindi era l’unico che poteva prendere decisioni.
Era ora! .. la scorta si avviò all’aereoporto. Si erano fatte quasi le sette, ” non tutti i mali vengono per nuocere” disse Domenico al comandante, “sarà difficile a quest’ora
andare a far la spesa, il supermercato sta chiudendo !”, “ Meno male, dottò, domani è pure domenica, e stanno chiusi”. “Comunque procuriamogli qualcosa dalla cucina,.. non possiamo lasciarlo digiuno”.
Faceva ancora caldo, che bella giornata sarebbe stata, al mare, e invece……...
Ecco…l’ arrivo… altro che segretezza!.
Un elicottero volteggiava sopra il carcere, arrivava il furgone blindato, preceduto e seguito da macchine della polizia penitenziaria, e da altre, di polizia e carabinieri, un bel corteo, non c’è che dire, giusto per attirare l’attenzione.
C’era una folla di divise, Domenico si tenne ben in disparte, non gli piaceva tutto questo, il furgone accostò al portone, una folla davanti al portellone di uscita, il soggetto uscì dal furgone, coperto dalle divise….., fu un attimo ed era dentro, il portone venne richiuso.
Ricominciarono le telefonate dei giornalisti, sia locali sia nazionali, tutti chiedevano la stessa cosa: “ chi è arrivato?”, qualcuno chiedeva solo conferme, come se già sapesse.
Domenico fu costretto a negarsi al telefono, ma anche a non poter uscire, c’erano quelli che assediavano il cancello di ingresso e lo conoscevano, normalmente aveva sempre buoni rapporti con la stampa, ma ora era costretto a sfuggire alle domande, dovendo mantenere il segreto.
Un segreto di Pulcinella, era arrivata anche la RAI, che restò bloccata al cancello.
Un vero assedio, ma ora tra una cosa e l’altra si era fatta ora di cena, il soggetto fu sistemato, era stato immatricolato, la sorveglianza pure, sembrava tutto a posto, Domenico si ritirò nell’alloggio.
Ma non era ancora finita! Alle nove di sera, ricevette una telefonata da Roma, Ministero, una tale che si definiva collega – alla quale allora, a titolo di sfottò, Domenico, già incazzato, non riuscì a trattenersi dal chiedere quale carcere aveva mai diretto - disse di dover mandare un fax urgente e di andare a riceverlo personalmente.
“ Guarda che sono quasi le 10 – disse Domenico - , e non ho alcuna intenzione di ricevere i fax personalmente, prima perché non sono il caporale di giornata e poi
perché non ne sono capace, per cui trasmetti quello che ti pare e poi domani vediamo”. “Cosa dici, ma come fai? … ma noi stiamo qui lavorando – protestò la voce nervosa -…, quì siamo in guerra,.ora ti faccio chiamare dal capo….” Domenico fece osservare che la guerra non lo riguardava, e che poteva chiamarlo anche il Ministro, era la stessa cosa. “ Il fax mandalo pure, e domani vediamo”.
Il centralino lo informò che giornalisti continuavano a chiamare. Sul cellulare, la mia amica N. che mi fece: “ora ho capito perché sei corso via …hai ricevuto un ospite importante,….lo hanno detto ora, per telegiornale!”. Al telegiornale?!.
Era sbalordito, non è possibile, la segretezza, la riservatezza, la sicurezza. Chiacchiere! Chi aveva parlato? O era stato lo schieramento delle forze di polizia ad allertare i giornali, quelli locali e poi quelli nazionali?
Sapete quanto tempo fu ospite di Domenico, quel signore, dopo tutto questo?
Un solo giorno ! La domenica,… la mattina del lunedì ripartì all’alba e non si è più visto, se non in televisione.
Immaginate quanto è costata questa operazione? Hanno dovuto ripagare le spese e il giorno di ferie perso a Domenico, biglietti aerei per il trasferimento andata e ritorno per il detenuto e la scorta di tre persone, spese di trasporto e indennità per venti uomini idonei per la sorveglianza, spese per i lavori di adattamento della cella, straordinari a tutto il personale impegnato nei lavori e nella sorveglianza, polizia di stato e carabinieri, elicottero, ecc… .
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