polizia penitenziaria |
Questa Regione, come al solito su questi temi, è in ritardo.
Oltre al personale di polizia penitenziaria, operano nel DAP, e nelle sedi periferiche, anche personale amministrativo, educatori, medici, generici e specialisti come psichiatri, e infermieri, cappellani di rito cattolico, assistenti sociali, consulenti psicologi, criminologi, ecc..; il carcere è poi collegato con gli altri Enti locali, in primis Regione, poi Comune e Provincia, e ASL per i servizi sanitari specialistici ,per i tossicodipendenti e altro.
La Polizia Penitenziaria ( abbreviata PolPen ) è un corpo di polizia a ordinamento civile, con competenze in materia di sorveglianza e trattamento detenuti, sicurezza degli istituti penitenziari e sedi del ministero della giustizia, traduzioni e piantonamenti, ordine pubblico su chiamata del prefetto e altro.
Detto ciò, stasera accenniamo agli istituti della Regione. Sono 5: Trieste, Udine, Pordenone, Tolmezzo, Gorizia, tutti erano e sono ancora classificati come case circondariale cioè accolgono detenuti in attesa di giudizio definitivo o condannati a una pena non superiore a tre anni. Tutti dipendono dal Provveditorato Regionale del Triveneto con sede a Padova e che comprende anche il Veneto e il Trentino Alto-Adige.
Tolmezzo |
Il carcere più nuovo in regione è Tolmezzo.
Le prime notizie storiche di Tolmezzo si hanno verso la fine del primo millennio, in un documento compare col nome Tulmentium ed è inclusa tra i feudi del Patriarcato di Aquileia, ma probabilmente però la cittadina è più antica, si pensa abbia avuto origine da un piccolo borgo risalente all'epoca preromana. Nel 1356, Tolmezzo divenne la capitale della Carnia, sempre dipendente dal Patriarcato, mentre nel 1420, come tutta la Regione, è annessa alla Repubblica di Venezia., Nel 1797, alla la caduta della Repubblica di Venezia e con il trattato di Campoformio il Friuli e la Carnia passarono all' Austria. Nel 1866, dopo la III guerra di indipendenza, la Carnia ed una parte del Friuli entrarono a far parte del Regno d’Italia
Il carcere di Tolmezzo è stato costruito alla fine degli anni ’80 e inizi ’90 del XX secolo. All’epoca ci fu una grossa opposizione in tutta la regione alla costruzione di un carcere nuovo, e sono stati impiegati molti anni per la sua edificazione. Ricordo infatti che se ne cominciò a parlare e far progetti a metà anni ’80. In effetti non sembrava necessario avere un altro carcere in questa regione che per fortuna non ha una criminalità grande, ma il problema era dovuto al fatto che a Tolmezzo c’era un tribunale con una procura della repubblica e quindi il nostro sistema giudiziario penale esigeva la esistenza di un carcere presso il tribunale. Oggi però pare che il Tribunale di Tolmezzo è o sarà chiuso, e ci sono le solite proteste. Se fosse per me ci sarebbe da chiudere anche quello di Gorizia.
Tolmezzo intanto, visto che non c’è questa grande necessità, ospita un reparto di alta sicurezza, con una capienza di circa 200/250 posti, e ha portato grandi benefici economici a tutta la zona.
Pensate all’indotto, che una struttura come questa, cosi come anche un tribunale, un ospedale, una caserma, può avere.
Il più antico è Pordenone, ne avevamo già parlato ospitato nel vecchio castello del XIII secolo, di cui abbiamo già parlato in precedente incontro, una capienza di circa 60/70 posti, in pieno centro cittadino, dopo quasi trent’anni di discussioni c’è stato finalmente un accordo tra Ministero, Regione e comune e dovrebbe essere costruito uno nuovo ma da quel che so , al momento non è stato fatto niente, d’altro canto non ci sono soldi…..
Pordenone, la Rocca |
Non si hanno molte notizie della città in epoca romana, poco documentata: il nucleo urbano doveva trovarsi, secondo gli storici, nel luogo dove oggi sorge la frazione di Torre, scelto probabilmente per la presenza più a nord di un ampio guado fluviale e anche probabilmente di un piccolo porto fluviale. La città, nel medioevo, si sviluppò sulla sponda destra del fiume Noncello, presso una insenatura che approfittava di una "MOTTA" (collinetta, terrapieno). Si noti che il castello si trova oggi a piazza MOTTA. Nel successivo periodo medioevale, la città divenne patrimonio personale degli Casa d'Austria, mentre all’inizio del XVI secolo, Pordenone e i territori limitrofi passarono sotto il diretto controllo della Repubblica di Venezia e vi rimasero per più di due secoli e mezzo. Caduta Venezia e dopo il trattato di Campoformio, Pordenone fu annessa al Lombardo Veneto. Nel 1866 fu annessa al Regno d’Italia.
Il castello ospitò per secoli il "capitano cesareo" asburgico, in seguito, con la Repubblica di Venezia, il castello fu sede dei Provveditori-Capitani veneziani. Fu cenacolo di letterati nel primo Rinascimento; decadde nel 1600-1700; in seguito abbandonato agli usi più strani. Nel periodo della dominazione austriaca fu drasticamente ristrutturato e trasformato in carcere. Destinazione che conserva ancora oggi. Neanche il terremoto del ’76, che in Friuli ha prodotto grossi danni e morti, ha toccato il castello. Solo qualche piccola lesione ma niente di straordinario, neanche fosse stato costruito con materiale antisismico.
Oggi è sempre là, e dopo che se ne parlava da circa 30anni, sembra si sia trovato uno spazio – la solita caserma abbandonata nella zona di S. Giovanni al Natisone, per costruirne uno nuovo, solo che ora è intervenuta la crisi economica con pesanti tagli anche in quel settore..
Udine |
Capitale della regione storica del Friuli, risulta citata per la prima volta in occasione della donazione del castello cittadino da parte dell' imperatore Ottone II nel 983. Divenne, poi, una delle residenze dei Ptriarchi di Aquileia.Dal 1420, fu sotto il dominio Di Venezia fino al trattato di campo formio che la pose sotto l’Austria. Nel 1866, ci fu l'annessione all’Italia.
La struttura che ha, dovrebbe essere tra il primo e il secondo dopoguerra, ormai circondata da abitazioni private. Ha una capienza di circa 150 posti, ed è stato recentemente, da pochi anni, ristrutturato, ma anche qui sono state avanzate critiche per soldi spesi male..
Nel circondario troviamo anche le ex case mandamentali, carceri piccole, dipendenti in generale dalle antiche Preture,…… ad es. a Maniago, a S. Vito al Tagliamento, a Codroipo e a Palmanova, nei mandamenti, il circondario delle preture, erano detenuti o in attesa di giudizio o quelli che dovevano scontare una pena non superiore a un anno. Oggi sono stati tutti chiusi, anche perché le Preture non esistono più
Trieste e Gorizia presentano più o meno a stessa struttura, di origine asburgica inizio ‘900, collegati entrambi al Tribunale attraverso in sotterranei, sviluppano solo in altezza,: ovviamente Gorizia è molto più piccolo aveva una capienza di circa 80/90 posti, oggi ridotti a forse 40, rispetto a Trieste che va sui 150 circa, Trieste è stato ristrutturato negli anni 90 del 900, con molti miliardi delle vecchie lire – soldi buttati - ma non ha raggiunto gli standard previsti dalla vigente normativa.
Un accenno particolare a Trieste, alla costruzione del palazzo di giustizia e del carcere del Coroneo.
Caserma e stalle militari austriache 1890 |
Con
La città non ebbe una grande storia, restò una piccola realtà marinara fino al 1718, anno in cui fu creata, dall’imperatrice Maria Teresa, la zona franca extra/doganale, il Porto franco.
Una occhiata alla costruzione del carcere e del palazzo di giustizia poi vedremo delle foto che mi sembrano interessanti. Siamo nel 1895, la città fa parte dell’impero Austriaco.
Sartoria e polizia civile |
Trieste,basket |
Da Domizio Ulpiano, un giurista d’epoca romana imperiale, prese il nome la nuova piazza antistante il palazzo, che prima era detta piazza del Fieno o "dei Foraggi".
Trieste, nel secondo dopoguerra è stata occupata da truppe alleate anglo-americane fino al 1954: alcune foto dell’epoca, che vedete, portano anche la scritta in inglese e furono ritrovate durante la pulizia degli archivi, così come quel regolamento del 1931 con il timbro “ Headquarters, Venezia Giulia Police Force, Prisons Divisions”.
Gorizia è dello stesso periodo del Coroneo, è più piccolo ed è legato al palazzo di giustizia, come Trieste, ha un passaggio interno, diretto con l’aula del tribunale.
Il primo documento relativo alla contea di Gorizia secondo gli storici è del 1107, mentre il nome della città appare, per la prima volta, in un diploma imperiale del 1001, quando l’imperatore Ottone III donò al patriarca Giovanni di Aquileia la metà del castello e della villa “ que Sclavorum lingua vocatur Goriza”( W.Baum, I conti di Gorizia, Libreria editrice goriziana).
Sulla origine della famiglia dei conti di Gorizia le notizie sono frammentarie, ma con ogni probabilità era originaria della Baviera o del Tirolo. Il territorio della Contea era molto vasto, si estese dal Tirolo alla Carinzia, dalla Venezia Giulia, tranne Trieste, alla Dalmazia, venendo spesso in contrasto con il Patriarcato di Aquileia per il controllo e il possesso dei territori intorno a Gorizia e della vallata del Vipacco I Conti di Gorizia avevano fatto il possibile per mantenere una certa autonomia e indipendenza, nel corso del tempo avevano dovuto subire il vassallaggio della vicina Austria e degli Asburgo barcamenandosi tra poi tra Aquileia, protetta dall’impero e le mire espansionistiche di Venezia. Nel 1500, all’alba del nuovo secolo, la Contea di Gorizia cessò di esistere: l’ultimo rappresentante della dinastia, Leonardo, morì senza figli. In base a un trattato stipulato con gli Asburgo, tutte le terre, i castelli, i paesi e le città della contea, Cormons, Codroipo, Savogna e Gradisca passarono sotto l’Austria. Gorizia fu annessa al regno d’Italia nel 1918.
Eco di Gorizia |
“Questa è la storia di un ventenne sloveno, arrestato in gennaio di quest’anno – 2005 – per immigrazione clandestina, passeur di due clandestini.
Appena arrivato, tutti si sono chiesti chi poteva averlo arrestato visto che non era proprio a posto con la testa. Si scoprì che non era la prima volta che veniva arrestato, così la condanna non fu proprio mite: due anni e dieci mesi.
Questo giovane, oltre a essere rimasto a pagina dodici con la testa (?), aveva anche il brutto vizio di tenere sempre le dita nel naso, era sempre “ onto e bisonto”, parlava a vanvera, rideva da solo; insomma, secondo tanti non doveva stare in carcere, ma in tutt’altro istituto.
Lo hanno aiutato tanto i compagni di cella e non. Ha lavorato un paio di volte come scopino( il lavoro è rotativo, si cambia ogni 15 giorni.
Credo che nessuno mai e poi mai avrebbe pensato che …… potesse evadere e anche se lo avesse confidato a qualcuno, chi avrebbe dato ascolto a “……. il matto”?
interni |
Come tutte le storie, questa dovrebbe essere alla fine,c’è però un ma, da quello che si è visto e sentito alla tv, gli evasi sono ricercati anche in Slovenia. Senza soldi credo che per loro sarà dura nascondersi a lungo.
Conoscendo …… poi combinerà sicuramente qualche disastro dei suoi soliti, e così la storia ricomincerà
Morale della storia: non c’è niente di avventuroso in questa evasione e quelli che sono fuggiti non sono eroi, ma tre disgraziati veri!
Le restrizioni e le conseguenze per gli altri detenuti di via Barzellini, che scontano la propria pena, sono notevoli. Questi ultimi vorrebbero chiudere i conti con la giustizia e non scapperebbero nemmeno se trovassero le porte spalancate.
Ma questa è un’altra storia !” di F. M.
Letture e fonti:
Tutti i siti Internet relativi
a carcere, prigioni, DAP e polizia penitenziaria.“ Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria
“Il carcere in Italia” di Aldo Ricci e Giulio Salierno, ed. Einaudi, Nuovo politecnico 47
“Sorvegliare e punire” di Michel Foucault, ed. Einaudi,Paperbacks.
“ Pene e strutture sociali”di Georg Rusche e Otto Kircheimer, ed.Il Mulino
“ Il codice Penitenziario”di Renzo Alessandri e Giulio Catelani, ed. Laurus Robuffo
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