Castel
Capuano
Attraversata via Duomo, e
iniziata la seconda parte del decumano maggiore( l'antica strada greco-romana che attraversa ancora tutta la città vecchia da est a ovest), la via Tribunali,
lo si vede già: Castel Capuano, sede per e da secoli di tutta
l’attività giudiziaria del circondario di Napoli.
Ma, giunti più vicino,
nel largo davanti all'ingresso, tutto sembra tranne che un castello.
Allora ci giri intorno per vedere meglio, vai a sinistra, ti accorgi
che è un grande e maestoso edificio, e in fondo c'è una Porta, in
mezzo a due torri cilindriche. E' la
porta
Capuana, il più antico e importante ingresso a
Napoli.
Per ricostruire la storia
del Castello bisogna tornare indietro nel tempo, al IV° o III°
secolo a. C., tenendo presente che la sua e quella della Porta, sono
strettamente collegate. Nacque però prima la porta, che era inserita
nelle mura che circondavano la città.( l'illustrazione è tratta da " Atlante, guida della Napoli greco-romana, Ed. Intramoenia, con disegni di R. Quaranta)
La murazione originaria
di Neapolis passava in questa zona, seguendo l’andamento irregolare
del terreno. Le mura correvano all'interno della attuale via Foria -
che all’epoca era solo il letto di un fiumiciattolo detto
Clanis - ,nella zona dove
c'è l'Ospedale degli Incurabili. Poi ripiegavano nella zona di via
Carbonara, passando davanti all’attuale Castelcapuano e arrivavano
per via Colletta, in piazza Calenda, dove ancora possiamo vederne i
resti, 'o cipp 'a Furcella. Da lì proseguivano a nord
dell'attuale corso Umberto, attraversavano la piazzetta del grande
Archivio e San Marcellino, risalivano lungo la via Mezzocannone in
direzione via S. Sebastiano e piazza Bellini, e poi proseguivano
sulla via Costantinopoli e giravano a destra dove si ricongiugevano a
quelle che risalivano per l'Anticaglia.
Lì dove c’è il
castello, iniziava/terminava il decumano maggiore.
Secondo Bartolomeo
Capasso, studioso e archeologo della città, “…..ogni decumano
aveva una porta alle sue estremità,……il centrale o maior aveva,
ad oriente, la porta che menava a Capua….”.
Capua, città della
Campania di origine etrusca del IX sec.a.C., al momento della
fondazione di Neapolis, era già, con il suo porto fluviale sul
Volturno, un grosso centro commerciale e luogo di incontro tra le
popolazioni locali, del nord e sud e del centro Italia e di altri
popoli provenienti dal mare che risalivano il fiume.
“ Capuana “
perciò, da Capua o meglio, da una strada che dalla porta di una
città di mare serviva per portare merci di ogni genere verso
l’entroterra, al più vicino mercato e viceversa.
In verità, prima della
conquista romana, non esisteva una vera strada. Nella zona fuori le
mura scorreva, secondo gli storici, il fiume Clanis, che alimentava
una vasta zona paludosa. Da un lato la palude era garanzia di
sicurezza in caso di guerra, dall’altro però, in tempi di pace,
ostacolava le comunicazioni tra costa e hinterland.
La strada per Capua
quindi, all’inizio non era altro che un sentiero (o forse più) che
si dirigeva verso l’interno, guadando fiumi e paludi. Solo dopo,
arrivati i Romani, che dove andavano costruivano strade per e da
Roma, fu costruita una strada che andava verso il sistema collinare
di Poggioreale e Caput de clivo (oggi Capodichino), verso
Atella e Frattamaggiore.
Per superare i fiumi
furono costruiti poi alcuni ponti, e, a pensarci bene, le attuali
denominazioni di alcune vie della zona, Ponte della Maddalena e Ponte
di Casanova - che non è il famoso veneziano, ma solo un edificio
nuovo, una nuova costruzione – ricordano l’esistenza di fiumi e
ponti d’ altre epoche.
Anche il nome di
“Formello”, aggiunto alla chiesa di S. Caterina, vicino alla
porta, ricorda la presenza di acque nella zona. Formello infatti
deriva da formali cioè da forma , termine con il quale
venivano indicate falde acquifere, doccioni e canali che portavano
acqua alla città.
Tornando alla porta e
alla sua ubicazione originaria, se è vero quel che racconta Capasso
e considerato che il decumano maior è sempre quello, oggi via
Tribunali, essa non era dove è oggi, ma in precisa corrispondenza di
detto decumano, e inserita nelle mura della città, lì dove poi fu
costruito il castello. E, a questo proposito, viene ricordata in
genere un’altra testimonianza, quella di Pietrantonio Lettieri,
architetto, del 1484, che partecipò al rifacimento del Castello e
allo spostamento della porta. Ma ne parlerò più avanti.
Sicuramente, la porta
doveva essere in legno robusto e resistente ad eventuali attacchi
portati con l’ariete; per proteggerla, inoltre, c’erano mura e
torri di guardia in legno e mattoni di tufo da dove potersi
difendere e anche attaccare nemici, e all’esterno un fossato.
La murazione e la porta
non subirono cambiamenti nei secoli successivi, con la “pax”
romana probabilmente non occorreva neanche più chiuderla né
difenderla.
Fuori dalle porte “….per
cui si andava a Capua,( ma anche a Nola e a Puteoli), stazionavano
veicoli da nolo per comodo di coloro che dovevano recarsi alle città
vicine o anche a Roma…” E'
sempre il solito Capasso che ci informa( Napoli grecoromana .pag.5).
Erano
carrozze, calessi, carri, bighe e anche cavalli, antenati dei taxi,
auto e altri mezzi che oggi si noleggiano presso aeroporti e
stazioni.
Furono i bizantini,nel VI
secolo d.C., mandati dall’imperatore Giustiniano, in guerra con i
Goti, che dopo la vittoria, nel rinforzare i bastioni e le torri
laterali alla porta, ci costruirono sopra una specie di fortilizio
per una migliore difesa. Fu questa la nascita di un primordiale
Castello.
Il fortilizio bizantino,
con il passare del tempo ovviamente si logorò ed ebbe bisogno di una
adeguata ristrutturazione. Fu perciò sostituito, nel 1154, con una
costruzione collocata a cavallo delle mura, dal figlio di Ruggero II,
Guglielmo.
Castel Capuano nel XVII secolo |
Costruito in stile
tipicamente medievale, dotato di robuste
fortificazioni, costituiva un baluardo imprendibile; fu nel
tempo modificato e ampliato e qualche volta utilizzato come
residenza reale. dei sovrani normanni. Fu Federico
II, nel 1230 che lo fece ristrutturare rendendolo, pur conservando le
sue indispensabili fortificazioni, più ospitale e consono alla sua
dignità di residenza reale.
Gli
Angioini, nel piano di allargamento edilizio della città,
iniziarono, nella parte occidentale verso l'antico porto, la
costruzione di una nuova fortezza, il Castel nuovo, dove trasferirono
la loro residenza.
Il Castello
fu però sede del Vicario del re, che tra le altre cose si occupava
anche del governo e della amministrazione della giustizia. Da qui il
nome di Vicarìa.
In seguito fu al centro di assalti, assedi e saccheggi, nel
periodo del regno di Giovanna I e dei successori fino a re Ladislao e
poi ad Alfonso di Aragona. Questi aveva posto l'assedio al castello
nel 1440, ma dovette arrendersi di fronte alla sua inespugnabilità.
Il castello subi un
grande ristrutturazione, perdendo ogni connotazione medievale e
comunque di castello, nel XVI secolo, quando il vicerè don Pedro di
Toledo, più famoso per il nome che lasciò a quella strada dritta
che dal largo del Mercatello conduceva al palazzo vicereale, decise
di trasferirvi tutti i tribunali e le corti di giustizia che erano
sparsi in varie sedi della città.
Esse erano: il Sacro Regio
Collegio, la Regia Camera della Sommaria, la GranCorte cile e
crimnale della Vicaria e il tribunale della Zecca. ( G.Attinà,
Le prigioni borboniche.....la negazione di Dio, 2015, ed.Stamperia
del Valentino).Ai
tribunali furono aggiunte le carceri, sia per i nobili che per il
popolo. Esse occupavano tre livelli: il piano ammezzato era riservato
ai nobili carcerati, il piano terra era destinato ai criminali
comuni, i sotterranei ospitavano gli elementi peggiori. La Vicaria,
inoltre, aveva anche una “grotta di massima sicurezza”, cioè un
imbuto sotterraneo dove venivano calati i prigionieri ritenuti più
pericolosi.
Le funzioni giudiziarie
sono così rimaste fino ai giorni nostri, e quel che vediamo, sia
pure attraverso tutti i restauri successivi, è il risultato della
trasformazione del XVI sec, cosi come appare nel dipinto seicentesco
di Ascanio Luciani.
Porta Capuana nel XIX secolo |
Gaetano
Valeriani, giornalista e scrittore, in un raconto del 1847 intitolato
“Porta Capuana,” (Napoli
in miniatura, il popolo di Napoli e i suoi costumi,
1847, raccolta di racconti di Mariano Lombardi, Ed. Attività
Bibliografica Editoriale Napoli, ristampa 1974) così
scriveva: “...questo
edificio non ebbe certo in origine le forme ch’egli oggi ritiene:
fu costruito a tutta foggia di castello, ed aveva le sue scarpe e
controscarpe (le pareti interna e esterna dei fossati dei castelli),
i suoi fortini e baluardi, i suoi ponti levatojo, sotto i quali
scorreva acqua in guisa, che impossibile egli era approdarci quando
il ponte fosse stato alzato”.
E la porta? Perchè e
quando fu spostata?
Alla fine del ‘400,
gli Aragonesi avevano fatto allargare le antiche mura spostando anche
le porte li dove c'erano.per ordine di re Ferrante di Aragona, che
aveva deciso di allargare le mura della città a causa dell’aumento
della popolazione cittadina.
Pietrantonio Lettieri,
che avevo già prima nominato, architetto, nel 1484, scriveva:” la
porta Capuana stava sopra lo fosso di ditto Castello ( cioè
castel capuano, n.d. a. ) corrispondente alla sua mità, et
lo sopradetto Castello veniva stare mezo dentro la città, et, mezo
fora, sincome se usava anticamente; quale porta, ad tempi nostri è
stata derocchata, et in quel lloco nci è hoggi una cappelluccia
nomine Sancta Maria”. Oggi la cappella non esiste più
Per maggiori notizie
sulla porta si può leggere anche “ Porta Capuana”, su questo
blog.
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