Castello del Carmine
L' area orientale della
città di Napoli, una volta extra moenia, zona della stazione
centrale e di Poggioreale da un lato, e della Marina dall'altra, era
da sempre una zona paludosa e malsana; lì sfociava un fiumiciattolo
chiamato nell'antichità Sebeto, attraversato da ponti di cui
oggi è rimasto solo il nome: il ponte della maddalena o quello di
casanova.
Fu Carlo I d'Angiò che,
verso la fine del XIII secolo, spostata la capitale a Napoli da
Palermo, ordinò una serie di interventi e lavori, iniziando proprio
con la bonifica di quell'area.
Castello del Carmine disegno dall'alto |
Dopo varie vicende,
guerre, assedi e morti, causati da problemi di successione al trono,
nel 1382 Carlo III d'Angiò-Durazzo, nuovo re di Napoli, ritenendo
che su quel lato fosse necessario una nuova fortificazione, fece
costruire lungo la spiaggia, un castello che, per la sua forma a
sperone, fu chiamato appunto dello Sperone, e solo molto più
tardi del Carmine, dalla vicina chiesa.
Castello dello Sperone |
Dopo qualche anno, nel 1439, l'area e il castello furono assediati dall' esercito di Alfonso d'Aragona e il forte fu bombardato da ogni lato. Durante questo assedio fu distrutto anche il campanile della vicina chiesa del Carmine: le cannonate colpirono anche l'abside e un grande crocifisso scolpito in legno di tiglio tra il XIII e il XIV secolo. Tutti pensarono che era andato distrutto, ma subito nacque la leggenda:“ grande fu invece la meraviglia del popolo – racconta V. Gleijeses - quando si potè constatare che la statua era intatta e solo la testa del Cristo si era piegata come per evitare il colpo mortale; mentre prima era rivolta verso il cielo, infatti, dopo il colpo tutti poterono constatare che era ripiegata sull'omero destro con la bocca e gli occhi ben chiusi e senza la corona di spine che aveva avuta sul capo”.
Qualche anno dopo regnava
la dinastia Aragonese e il re Ferdinando I decise di affidare lavori
di rifacimento delle mura e di ampliamento del castello all'
architetto Francesco Spinelli o, secondo altri, a Giuliano da Majano.
Tra il 1647 e il 1648,
durante la rivolta di Masaniello, il Carmine fu occupato dai ribelli
e scelto come dimora da Gennaro Annese, diventato punto di
riferimento degli insorti dopo la morte dello stesso Masaniello.
Nel corso del tempo il
castello fu più volte ristrutturato e risistemato, poiché subì
sempre assedi assalti e bombardamenti: restauri furono eseguiti, ad
esempio, nel 1662 quando il viceré spagnolo conte
di Pegnaranda fece aggiornare la struttura alle nuove esigenze
belliche e anche abbellire gli interni, conferendo
maggiore risalto agli arredi e alle stanze che avrebbero dovuto
ospitare ufficiali più esigenti.
Nel
secolo successivo fu teatro di altre imprese, come nel 1707,
quando alcuni aristocratici napoletani organizzarono la “Congiura
di Macchia” contro il Vicerè spagnolo, tentando di
impossessarsi del castello, ma non combinarono niente, furono
arrestati e condannati a morte. O ancora nel 1799, con la fine della
Repubblica partenopea, fu conquistato dalle bande del cardinale
Ruffo che agiva per conto del re Ferdinando IV. Ospitò, nella Torre
Spinella, di cui da poco è stato ritrovato l'accesso, Eleonora
Pimentel Fonseca e altri ad agosto di quell'anno prima di essere
condotti a morte nella vicina piazza Mercato
Resti del castello in via Marina |
Il castello resistette in
piedi fino al 1906, quando fu demolito per far posto a via Marina.
Oggi della struttura sono
rimasti visibili i ruderi di due torri e una parte di cinta muraria
lungo via Nuova Marina, ripuliti ma degradati a
spartitraffico nel largo adiacente la chiesa del Carmine.
Con
il castello del Carmine termina il racconto delle fortezze poste a difesa della
città e del golfo di Napoli. Oltre ai forti c'erano, disseminate
lungo la costa fino a Sorrento, varie torri di avvistamento, alcune
medievali altre più moderne, a difesa di eventuali assalti dal
mare. Alcune di queste hanno lasciato un ricordo nel nome dei luoghi
dove sorgevano: a Napoli la Torretta, nella zona tra Riviera di
Chiaia e Mergellina, nei dintorni, la Torre del greco e Torre
Annunziata, oppure a nord a Torregaveta.
Nel castello del Carmine nel 1818 è deceduto come “ servo di pena” un mio antenato. Hai notizie in merito riguardo al castello del Carmine usato come “bagno penale”?
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