Nel
regno di Napoli, secondo C. Casanova in Regine per caso (Laterza
2014) “ la presenza di regine per diritto di nascita nel XIV e
XV secolo...per molto tempo è stata considerata come foriera di guai
e sinonimo di governo arbitrario e di instabilità politica” .
Giovanna d'Angiò-Durazzo |
Ladislao
fu re di Napoli: secondo i suoi biografi, fu “soldato e
condottiero non ad essi inferiore” ( A. Cutolo, Re Ladislao
d'Angiò-Durazzo, ed. Berisio, Napoli, 1969), riferendosi a capitani
di ventura come Muzio Attendolo Sforza, Braccio da Montone, Paolo
Orsini. Molti storici risorgimentali crearono il suo mito, ritenendo
che egli non solo era antipapista, ma volesse unificare l'Italia.
Poteva essere anche vero: aveva preso Roma e il Lazio, l'Umbria e si
avvicinava a Firenze, quando improvvisamente, dopo quattro giorni di
agonia per una sconosciuta malattia, forse anche
avvelenato,vegliato dalla sorella Giovanna, morì a Napoli all'
alba del 6 agosto 1414.
Giovanna
aveva allora 41 anni ed era vedova di Guglielmo
d' Austria, sposato nel 1401 e morto nel 1406, e senza figli.
Da
giovane, Giovanna era stata usata come merce per stringere e
garantire alleanze, secondo il momento politico e la convenienza, e
così fu per il duca d'Austria.
IL
matrimonio fu contrastato da Papa Bonifacio IX, contrario soprattutto
alla politica angioina, ma proprio per questo Giovanna, sollecitata
dal re suo fratello, nel 1401, trovandosi nella sua città natale, si
imbarcò per l'austriaca Trieste e da li si recò a Vienna. Il
matrimonio durò poco, circa cinque anni e non ci furono figli. Alla
morte del marito, Giovanna tornò a Napoli, aveva ora 33 anni, non
aveva altre prospettive: si diede perciò alla vita di Corte. Secondo
alcuni autori (V. Gleijeses, Storia di Napoli, Ed. SEN 1974) si dedicò
“ esclusivamente ad una vita di dissolutezza e divertimenti”.
Alla
morte del fratello, senza figli anche lui, racconta il Summonte: “
….gli successe sua sorella Giovanna di anni 44 ( sic!) che per
essere d' età matura fu ritenuta atta a governare...”. Ma
evidentemente ella era matura solo di età e non di cervello,
poiché, racconta sempre lo stesso autore: “ l'amore che portava
a Pandolfello fu cagione che si dimenticasse di se stessa e del
Regno”.
Tavola Strozzi, particolare |
La relazione era di
pubblico dominio, ma l'errore fu che, divenuta regina nel 1414,
Giovanna promosse Pandolfello alla carica di gran Camerlengo: questo
titolo indicava una delle massime cariche
della Corona e generalmente quel ministro -
oggi lo chiameremmo del Tesoro - che amministrava il tesoro e i beni
dello Stato.
Giovanna
però doveva trovare un marito, almeno pro-forma e per tentare di
assicurarsi una discendenza legittima, cosa difficile, data l'età.
Penso che fosse più per misoginìa dei grandi del regno, per
evitare guai e instabilità politica, più che un reale desiderio
della regina. Comunque Giovanna dovette adempiere a questo dovere e
per marito fu scelto il francese Giacomo di Borbone, conte di La
Marche, al quale però fu riconosciuto solo il titolo di principe
consorte. Il Borbone prima accettò il ruolo, poi ci ripensò, volle
farsi Re, fece uccidere l'amante della regina, Pandolfello, mise
uomini di sua fiducia in alcuni posti chiave, si attirò l'odio della
moglie e di tutta l'aristocrazia. Il popolo, sobillato dai nobili e
dai fedeli di Giovanna, si ribellò, e a Giacomo gli andò anche
bene, perché riuscì a cavarsela e a non finire ammazzato come era
accaduto per altri. Tumulti e rivolte popolari lo convinsero a
lasciare Napoli e tornarsene in Francia nel 1418.
In
questo periodo divenne favorito della regina il giovane Sergianni
Caracciolo, di nobile famiglia napoletana. Giovanna iniziò con lui
una celebre e discussa relazione. Evidentemente non aveva imparato
niente, poiché ripeté lo stesso errore commesso con Pandolfello,
mischiando l'interesse privato con il pubblico: Sergianni divenne una
specie di primo ministro, e fu investito dell'autorità di assumere
motu proprio
molte decisioni cruciali, fino a diventare egli stesso l'arbitro e il
padrone del regno.
Si
ripeteva una storia già vista e vissuta da un'altra Giovanna, la
prima, anche lei senza figli, sposata cinque volte con personaggi
ambiziosi e decisi a impossessarsi del Regno, tra favoriti e amanti
veri o presunti. Su Giovanna II, ormai anziana si
addensavano nuvole e soprattutto dicerie, le malelingue ne
raccontavano di tutti i colori sui suoi costumi e le abitudini sessuali e sulla vera e propria caccia a tutti gli uomini che incontrava, meglio se giovani e aitanti che, dopo l'uso, sarebbero stati gettati nelle segrete di Castel nuovo e divorati da un coccodrillo.
Storie che accomunavano le due Giovanne, ed è per questo che le loro vite, nei racconti popolari e nelle leggende che ne nacquero, vengono spesso accavallate e confuse: “ le due immagini si sovrapposero in Napoli a formare l'unico tipo leggendario” ( B. Croce, Storie e leggende napoletane).
Alfonso d'Aragona |
Storie che accomunavano le due Giovanne, ed è per questo che le loro vite, nei racconti popolari e nelle leggende che ne nacquero, vengono spesso accavallate e confuse: “ le due immagini si sovrapposero in Napoli a formare l'unico tipo leggendario” ( B. Croce, Storie e leggende napoletane).
Impossibile narrare tutte le vicende di questo periodo, tra intrecci strani, alleanze e tradimenti, attacchi interni ed esterni al Regno, pretendenti al trono, congiure e ribellioni, baroni e grandi del regno, morti ammazzati e non, Papa e antipapa, donne e uomini in cerca di potere e di ricchezze, personaggi famosi dalle stelle alle stalle e viceversa, come Muzio Attendolo Sforza capo dell'esercito prima, poi imprigionato poi liberato, poi allontanato e ancora richiamato, e il figlio Francesco, futuro duca di Milano, e l'ennesimo errore della Regina. Senza figli, dovendo trovare un erede al trono, Giovanna scelse prima Luigi d'Angiò, poi cambiò idea e adottò Alfonso d'Aragona, poi cambiò di nuovo e tornò all'Angiò, provocando così solo una guerra che finirà nel 1443 con la vittoria di Alfonso.
Giovanna era morta già da otto anni, nel 1343, a 70 anni.
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