venerdì 3 giugno 2016

Giovanna II d'Angiò-Durazzo, regina di Napoli


                                             
Ci fu un'altra Giovanna regina di Napoli, sempre per caso, della stessa famiglia e, secondo una certa aneddotica misogina, fu un altro disastro. Anzi fu il disastro definitivo per gli Angiò.
Nel regno di Napoli, secondo C. Casanova in Regine per caso (Laterza 2014) “ la presenza di regine per diritto di nascita nel XIV e XV secolo...per molto tempo è stata considerata come foriera di guai e sinonimo di governo arbitrario e di instabilità politica” .
Giovanna d'Angiò-Durazzo
Giovanna d'Angiò-Durazzo, ramo degli Angioini di Napoli, era nata a Zara il 25 giugno 1373 da Margherita d'Angiò e Carlo III d'Angiò-Durazzo, cugini, ed era sorella maggiore di Ladislao, nato invece a Napoli nel 1376, l'11 di luglio.
Ladislao fu re di Napoli: secondo i suoi biografi, fu “soldato e condottiero non ad essi inferiore” ( A. Cutolo, Re Ladislao d'Angiò-Durazzo, ed. Berisio, Napoli, 1969), riferendosi a capitani di ventura come Muzio Attendolo Sforza, Braccio da Montone, Paolo Orsini. Molti storici risorgimentali crearono il suo mito, ritenendo che egli non solo era antipapista, ma volesse unificare l'Italia. Poteva essere anche vero: aveva preso Roma e il Lazio, l'Umbria e si avvicinava a Firenze, quando improvvisamente, dopo quattro giorni di agonia per una sconosciuta malattia, forse anche avvelenato,vegliato dalla sorella Giovanna, morì a Napoli all' alba del 6 agosto 1414.
Giovanna aveva allora 41 anni ed era vedova di Guglielmo d'  Austria, sposato nel 1401 e morto nel 1406, e senza figli.
Da giovane, Giovanna era stata usata come merce per stringere e garantire alleanze, secondo il momento politico e la convenienza, e così fu per il duca d'Austria.
IL matrimonio fu contrastato da Papa Bonifacio IX, contrario soprattutto alla politica angioina, ma proprio per questo Giovanna, sollecitata dal re suo fratello, nel 1401, trovandosi nella sua città natale, si imbarcò per l'austriaca Trieste e da li si recò a Vienna. Il matrimonio durò poco, circa cinque anni e non ci furono figli. Alla morte del marito, Giovanna tornò a Napoli, aveva ora 33 anni, non aveva altre prospettive: si diede perciò alla vita di Corte. Secondo alcuni autori (V. Gleijeses, Storia di Napoli, Ed. SEN 1974) si dedicò “ esclusivamente ad una vita di dissolutezza e divertimenti”.
Alla morte del fratello, senza figli anche lui, racconta il Summonte: “ ….gli successe sua sorella Giovanna di anni 44 ( sic!) che per essere d' età matura fu ritenuta atta a governare...”. Ma evidentemente ella era matura solo di età e non di cervello, poiché, racconta sempre lo stesso autore: “ l'amore che portava a Pandolfello fu cagione che si dimenticasse di se stessa e del Regno”.
Tavola Strozzi, particolare
Chi era Pandolfello? Pandolfello Piscopo, soprannominato Alopo, di nobile lignaggio e "gentiluomo" del Seggio di Portanova, era entrato giovanissimo a Corte e aveva attirato, per la sua bellezza ed eleganza, l'attenzione della principessa Giovanna, che lo volle suo coppiere e nel suo seguito anche quando si recò in Austria, sposa di Guglielmo d'Asburgo, e ne era diventato l'amante.
La relazione era di pubblico dominio, ma l'errore fu che, divenuta regina nel 1414, Giovanna promosse Pandolfello alla carica di gran Camerlengo: questo titolo indicava una delle massime cariche della Corona e generalmente quel ministro - oggi lo chiameremmo del Tesoro - che amministrava il tesoro e i beni dello Stato.
Giovanna però doveva trovare un marito, almeno pro-forma e per tentare di assicurarsi una discendenza legittima, cosa difficile, data l'età. Penso che fosse più per misoginìa dei grandi del regno, per evitare guai e instabilità politica, più che un reale desiderio della regina. Comunque Giovanna dovette adempiere a questo dovere e per marito fu scelto il francese Giacomo di Borbone, conte di La Marche, al quale però fu riconosciuto solo il titolo di principe consorte. Il Borbone prima accettò il ruolo, poi ci ripensò, volle farsi Re, fece uccidere l'amante della regina, Pandolfello, mise uomini di sua fiducia in alcuni posti chiave, si attirò l'odio della moglie e di tutta l'aristocrazia. Il popolo, sobillato dai nobili e dai fedeli di Giovanna, si ribellò, e a Giacomo gli andò anche bene, perché riuscì a cavarsela e a non finire ammazzato come era accaduto per altri. Tumulti e rivolte popolari lo convinsero a lasciare Napoli e tornarsene in Francia nel 1418.
In questo periodo divenne favorito della regina il giovane Sergianni Caracciolo, di nobile famiglia napoletana. Giovanna iniziò con lui una celebre e discussa relazione. Evidentemente non aveva imparato niente, poiché ripeté lo stesso errore commesso con Pandolfello, mischiando l'interesse privato con il pubblico: Sergianni divenne una specie di primo ministro, e fu investito dell'autorità di assumere motu proprio molte decisioni cruciali, fino a diventare egli stesso l'arbitro e il padrone del regno.

Alfonso d'Aragona
Si ripeteva una storia già vista e vissuta da un'altra Giovanna, la prima, anche lei senza figli, sposata cinque volte con personaggi ambiziosi e decisi a impossessarsi del Regno, tra favoriti e amanti veri o presunti. Su Giovanna II, ormai anziana si addensavano nuvole e soprattutto dicerie, le malelingue ne raccontavano di tutti i colori sui suoi costumi e le abitudini sessuali e sulla vera e propria caccia a tutti gli uomini che incontrava, meglio se giovani e aitanti che, dopo l'uso, sarebbero stati gettati nelle segrete di Castel nuovo e divorati da un coccodrillo.
­Storie che accomunavano le due Giovanne, ed è per questo che le loro vite, nei racconti popolari e nelle leggende che ne nacquero, vengono spesso accavallate e confuse: “ le due immagini si sovrapposero in Napoli a formare l'unico tipo leggendario” ( B. Croce, Storie e leggende napoletane).
Impossibile narrare tutte le vicende di questo periodo, tra intrecci strani, alleanze e tradimenti, attacchi interni ed esterni al Regno, pretendenti al trono, congiure e ribellioni, baroni e grandi del regno, morti ammazzati e non, Papa e antipapa, donne e uomini in cerca di potere e di ricchezze, personaggi famosi dalle stelle alle stalle e viceversa, come Muzio Attendolo Sforza capo dell'esercito prima, poi imprigionato poi liberato, poi allontanato e ancora richiamato, e il figlio Francesco, futuro duca di Milano, e l'ennesimo errore della Regina. Senza figli, dovendo trovare un erede al trono, Giovanna scelse prima Luigi d'Angiò, poi cambiò idea e adottò Alfonso d'Aragona, poi cambiò di nuovo e tornò all'Angiò, provocando così solo una guerra che finirà nel 1443 con la vittoria di Alfonso.
Giovanna era morta già da otto anni, nel 1343, a 70 anni.


 



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