Carolina
Bonaparte Murat
Ci
fu un breve periodo ( 1808/1815), in cui il regno di Napoli e di
Sicilia ebbe, come Regine, due Caroline. Una, legittima, la figlia di
Maria Teresa d'Austria, moglie di Ferdinando I di Borbone,
trasferitasi con il marito a Palermo, al sopraggiumgere delle truppe
rivoluzionarie francesi e che mai più avrebbe rivisto Napoli.
L'altra, moglie di Gioacchino Murat e sorella di Napoleone Bonaparte.
Carolina Bonaparte Murat |
A Parigi, dove assunse una posizione di primo piano nella vita cittadina, Nunziatina, che ora si chiamava Carolina, iniziò la sua straordinaria carriera, unica tra le sorelle a diventar Regina, a fianco del fratello sempre più potente, e del marito, prima generale, poi maresciallo dell'Impero, quindi Duca e infine Re di Napoli nel 1808. Carolina seppe fare molte amicizie potenti, come Fouché e Maret, e non si fece scrupoli, benchè già sposata e madre del primo figlio, di andare a letto con personaggi importanti e politicamente utili, come Junot, governatore militare di Parigi, e Metternich, ambasciatore austriaco in Francia. Lei e il marito ebbero anche quattro figli: Achille nel 1801; Letizia 1802, Luciano nel 1803, e Luisa nel 1805.
A Napoli, Murat credette di poter essere autonomo e di essere un vero Re, volle strafare senza capire di essere invece solo un delegato del cognato, un prefetto francese in una provincia francese. Carolina cercò di fare da collegamento tra marito e Napoleone. In una sua lettera al marito, diceva: “ tutta l'Europa è schiacciata sotto il giogo della Francia. Il tuo scopo qual'è? Quello di mantenerci dove siamo e di conservare il regno; occorre dunque fare ciò che egli ( Napoleone) desidera e non irritarlo quando chiede qualche cosa, perchè è il più forte e tu nulla puoi contro di lui.....” ( G. Lefebrve, Napoleone, Ed. Laterza). Come sappiamo il regno murattiano durò poco: nel 1812 la campagna di Russia diede un bel colpo al'esercito francese, poi la sconfitta a Lipsia nel 1814, l'esilio all'Elba, i cento giorni e la definitiva sconfitta a Waterloo. Regina e reggente a Napoli per conto del marito impegnato con il cognato nelle ultime guerre, Carolina si rese conto che la fine dell'avventura napoleonica si avvicinava e cercò di rimediarvi, prendendo contatti con il suo antico amante Matternich, e convincendo il marito a tradire, e stringere una alleanza con l'Austria per salvare il trono. Rientrato a Napoli il 4 novembre, Murat accettò di entrare nella coalizione, ma era un sentimentale e non poteva resistere alle chiamate del potente cognato. Così partecipò all'ultima battaglia a Waterloo, alla disfatta della Francia e volle addirittura gettarsi in una rischiosa impresa: guerra all'Austria, invito agli Italiani a combattere per la libertà e l'unità (30 marzo 1815). Poi avrebbe tentato con lo sbarco in Calabria quell'ultima disperata avventura in cui avrebbe trovato la morte, per fucilazione, il 13 ottobre 1815. Invano Carolina si batté per salvarlo.
Villa Murat a Trieste |
Viveva ormai in semipovertà, oberata dai debiti contratti dal marito per l'ultima spedizione e doveva restituire ai familiari forti prestiti. I sovrani di Francia e di Napoli la perseguitavano, controllandone ogni mossa e denunciandone l'opera cospiratrice. Mando I due figli Achille e Luciano in America presso lo zio Giuseppe; sposò invece le due figlie a due nobili emiliani, i conti Rasponi e Pepoli. Era sempre accompagnata dal generale Francesco Macdonald, già ministro della Guerra a Napoli, con il quale probabilmente aveva anche una relazione. Dopo il 1830, con il nuovo clima politico creato in Francia dall'ascesa di Luigi Filippo, Carolina tentò di rientrare in possesso dei beni ai quali aveva dovuto rinunziare nel 1808. Non ci riuscì, ma il re le fece assegnare una pensione di 100 mila franchi annui. Si trasferì a Firenze dove condusse una vita ricca di trattenimenti e relazioni sociali, e in questa città si spense nel 1839, a 57 anni.