Larghi e Strade
La Riviera
Parallela al lungomare
Caracciolo e alla Villa Comunale, corre la Riviera di Chiaia, una strada che
inizia dalla Piazza Vittoria e arriva alla piazza della Repubblica, lì dove
oggi c’è il palazzo del consolato statunitense.
Lungo la Riviera sorgono molti
palazzi nobiliari costruiti, a partire dal XIX secolo, come quello
Caracciolo di San Teodoro, Ischitella, la più famosa villa
Pignatelli, e molti altri, mentre all’inizio della via si trova il noto
negozio di cravatte “Marinella”. Percorrendo la strada da piazza Vittoria,
vediamo a sinistra la villa comunale e, oltre, la via Caracciolo. Al
termine, troviamo un edificio, detto Il palazzo della
Torretta, che divide la strada per Mergellina da quella che invece prosegue per
Fuorigrotta e i campi Flegrei.
La storia di Chiaja e della
Riviera è la storia di Napoli, troppo lunga e complessa per poterne parlare in
poche righe. All’inizio, dove oggi è la strada, c’erano il mare e la spiaggia.
In quella zona fu il primo insediamento di Partenope costruito sul monte Echia
da migranti provenienti dall’area Greca intorno al X/IX secolo a.C.; e fu nel V
secolo a.C. che altri coloni fondarono, su un altopiano degradante verso
il mare, una nuova città, Neapolis, e la chiusero dentro alte mura. Poi, mentre
Partenope spariva e la linea di costa cominciava a cambiare con il ritiro del
mare, e le navi si insabbiavano, venne il tempo dei conquistatori: Romani,
Goti, Bizantini, Normanni e Svevi, Francesi angioini e Aragonesi, e poi gli
Spagnoli.
La spiaggia lungo la costa occidentale
- la riviera che qualche autore chiama strada Puteolana,
identificabile oggi con la via interna detta Cavallerizza a Chiaia – fu
utilizzata prima a soli scopi militari per raggiungere più velocemente Pozzuoli
e i Campi Flegrei attraverso la Crypta neapolitana, una grotta
scavata sotto la collina di Posillipo nel periodo augusteo da Lucio Cocceio
Aucto, ingegnere militare.
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Riviera di Chiaia
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La via costiera fu utilizzata
in seguito anche per usi civili, sia nel periodo ducale e normanno-svevo, e fu
molto frequentata dal periodo angioino in poi perché, con la Corte
angioina a Napoli capitale, furono riscoperte le zone flegree e il piacere
di recarsi alle Terme di Lucrino e Baia.
“Riparia” fu
chiamata nel medio evo, dal termine latino ripa cioè la riva,
così come dal latino plaga, terra o spiaggia, derivò anche, con la
dominazione aragonese e poi spagnola, il catalano platja o
il castigliano playa, poi deformato in Chiaja.
Nel periodo vicereale
spagnolo tutta la zona si chiamava già Chiaja, e iniziava a
sorgere un piccolo borgo extra moenia intorno a un vallone, un antico
alveo di acque piovane, ormai asciutto (oggi via Chiaia).
Con la costruzione del
nuovo palazzo vicereale – oggi palazzo reale in p.za Plebiscito –
l’aristocrazia napoletana pensò di doversi avvicinare il più possibile alla
Corte, e perciò si trasferì a Chiaia, a Toledo e dintorni, costruendo grandi
palazzi circondati da grandi giardini, come i palazzi Cellamare, D’Avalos,
Sirignano e altri.
Il lento ritiro del mare
sostituito dalla spiaggia, favoriva lo sviluppo del borgo anche sul percorso
costiero, sulla Riviera, fino alla biforcazione tra la strada che continuava
dritta verso Pozzuoli attraversando la Cripta e quella c che invece portava a
Mergellina.
Li fu costruita la
Torretta (che oggi da il nome alla zona), una Torre di avvistamento e
di presidio militare, nel 1564 per volere del viceré duca di Alcalà, dopo una
incursione di pirati Saraceni (dipinto di Gaspar Van Wittel).
La spiaggia ormai era
diventata molto larga e avanzata rispetto al percorso, ottima per i pescatori
che tiravano in secca le loro barche e stendevano al sole le reti che le
donne riparavano. Sorgevano lì piccole costruzioni che erano le loro
case, e anche locali e osterie, come la taverna di Florio, una
delle più famose di quei tempi, situata proprio sulla strada di Chiaja, di
fronte all’isolotto di San Leonardo (oggi sarebbe all’altezza della rotonda
Diaz).
Nel 1697 era viceré di Napoli
Luis Francisco dela Cerda y Aragon, duca di Medinaceli. Egli approvò un
progetto di abbellimento della spiaggia di Chiaia. Benedetto Croce in “Storie e
leggende napoletane”, scrive che il Viceré fece “selciare la via con
grandi pietre, e piantar lungo il mare una fila di salici per ombreggiarla”.
Tra gli alberi, a intervalli regolari furono installate anche delle fontane.
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Riviera La Pira |
Credo che quello fu l’inizio,
o almeno un tentativo, di una ristrutturazione globale della Chiaia e una
prima idea di passeggiata vicino al mare.
Bisognò attendere circa 80
anni, e relativi mutamenti politici, per riprendere quell’ idea con Ferdinando
IV di Borbone, figlio di Carlo. Tra il 1778 e il 1780, egli fece
realizzare sull’ area della spiaggia, lungo la riviera, un
giardino urbano, un vero e proprio passeggio, molto di moda in quegli anni, per
opera di Carlo Vanvitelli, figlio del più noto Luigi.
Fu chiamato "Real
Passeggio di Chiaia", un giardino, piantato a lecci, pini, palme,
eucalipti, che si estendeva per oltre 1 km lungo la costa, adorno di
sculture e statue di epoca romana e neoclassiche.
Il borgo di Chiaia continuò la
sua espansione, dai primi decenni dell’Ottocento la Riviera fu man mano
occupata da quei grandi palazzi e ville delle grandi casate nobiliari, che
avevo citato all’inizio di questo articolo (dipinto di G.La Pira).
La riviera di Chiaia
cominciava ad assumere l’aspetto che in parte possiamo vedere ancora oggi. In
parte perché oltre il real passeggio, la costa era costituita ancora dalla
spiaggia e occupata dai pescatori di Santa Lucia e di Mergellina, fedelissimi
dei Re Borbone. Ma, come si sa, nel 1860, Il regno spariva, la Sicilia e i
territori meridionali venivano inglobati nel nuovo regno sabaudo.
Fu costruito il nuovo
quartiere di Chiaia, con nuovi edifici interni alla Riviera e nuove
strade. Nel 1870 il Real passeggio borbonico fu denominato “villa comunale” e
fu ampliato sul lato mare, mentre si iniziò a pensare alla
sistemazione, o meglio, alla eliminazione, della spiaggia. Nel 1876 fu
inaugurata la prima linea tramviaria napoletana, con trazione a cavalli, sul
percorso Torretta-Riviera di Chiaia-Chiatamone, successivamente allungato
fino al Reclusorio (o’ serraglio, ovvero l’albergo dei poveri in piazza
Carlo III). Verso la fine del secolo i cavalli vennero man mano sostituiti dal
sistema di mobilità a vapore e poi tutto fu elettrificato.
Tra la fine del XIX secolo,
nel periodo del Risanamento, e l’inizio del ‘900 tutta la linea di costa fu
colmata: la spiaggia, la Chiaja, l’antica playa, i pescatori, non andavano più
bene per una città da modernizzare, e fu creata via Caracciolo.
Iniziava l’epoca delle prime
automobili e degli autobus, oggi si sta scavando sotto la Riviera per la
Metropolitana.
Della strada che scorreva
lungo il mare non resta che il nome, perché diventata una via interna,
allontanata e separata dal suo mare, dalla villa comunale e dal lungomare.