San
Giovanni a Teduccio, antica località ad est di Napoli, è oggi un
popoloso quartiere della
periferia orientale del
capoluogo regionale. Fin dalla metà del 1700, l’area orientale
della capitale del Regno venne individuata come idonea per industrie
e opifici. Nel 1779
sorse la fabbrica
dei Granili,
una megastruttura destinata a silos di grani, fabbrica cordami e
deposito di artiglierie, fu distrutta nell’ultima guerra.
Nell'800
furono insediate lì industrie di tipo tessile e meccaniche, e poi
vetrerie e lavorazione di pelli e cuoio. Fu creata lì, a Pietrarsa,
la
prima industria ferroviaria in Italia: di qui infatti transitò il
primo treno nella storia ferroviaria della penisola, il 3 ottobre
1839, da Napoli a Portici. Fu sede poi della Cirio, la famosa
industria conserviera, nell' area di Vigliena,
di
cui
scopriremo più avanti l'origine del nome,
e di complessi industriali nei settori della energia elettrica e del
petrolchimico: la raffineria era direttamente collegata, tramite un
particolare oleodotto, alla darsena petroli del porto di Napoli.
Attraversando quell'area nei primi anni '60 del XX secolo, ci si
accorgeva subito, dal cattivo odore, della presenza di “certe
attività”.Nel marasma di edifici industriali, di grandiose, ma orribili, costruzioni sorte in quell'area, nessuna considerazione c'era stata per una imponente costruzione che sorgeva proprio lì in mezzo, un edificio storico fronte mare, presso la spiaggia di Vigliena: un castello o meglio, i resti di un vecchio castello abbandonato.
Fu costruito tra il 1702 e il 1706 ad opera del Vicerè spagnolo di quegli anni, don Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga, marchese di Villena.un paesino dell' area di Valencia, oggi in provincia di Alicante.
Egli era giunto a Napoli come Viceré nel mese di febbraio del 1702 , chiamato a sostituire il duca di Medinaceli, che non aveva lasciato un bel ricordo di sé. “Assa fa a Ddio, se n'è gghiuto” “ ha tenuto sempe ' a puzza sott' o naso”,questi i commenti più benevoli tra la popolazione e anche la nobiltà
Don Juan aveva cinquattaquattro anni, era un gran signore, dottore in scienze matematiche e militari, filosofia e teologia, comandante di cavalleria e già vicerè in Sicilia.
Forte di Vigliena:ricostruzione |
iLe truppe austriache erano vittoriose dappertutto e nel 1703 erano già in Toscana. Da li si stavano preparando all'occupazione del viceregno.
Villena cercò di fare il possibile per la difesa del territorio, organizzando l'esercito disponibile e chiedendo finanziamenti alla aristocrazia locale e al popolo, che però non ne vollero sapere.
Per una migliore difesa delle coste e della capitale, diede subito ordine di costruire un forte fuori le mura e vicino al mare, individuando, con i suoi consiglieri, l'area di S.Giovanni a Teduccio.
Fu questa l'origine del nome dell'area, Villena, in spagnolo infatti si pronuncia Vigliena.
Il castello fu disegnato in forma pentagonale e circondato da un fossato: l'accesso sarebbe stato protetto da un rivellino, cioè un'altro forte più piccolo posto a protezione della porta del castello.
Per la costruzione fu utilizzato tufo e pietra vesuviana, le mura arrivarono solo a sei metri per mimetizzarsi meglio con la configurazione del terreno. In questo modo, si pensava di poter limitare o evitare bombardamenti dal mare e poter portare attacchi di sorpresa contro eventuali invasori, sia con il tiro dei cannoni posti sui due lati frontali, sia con le fucilate provenienti dalle feritoie disseminate lungo le mura.
Fu scavato all'esterno un fossato della larghezza di 9 metri e profondo 5, mentre nel cortile interno furono sistemati un pozzo e alcuni ambienti adibiti a servizi accessori (refettorio, officina d'armi, deposito attrezzi, etc.) e utilizzati anche per accedere direttamente al piano sopraelevato di ronda.
Dal cortile, inoltre, era possibile entrare nei bastioni, dotati di tunnel sotterranei per il trasporto di armi e munizioni. Il forte sembrava ben attrezzato ma la sconfitta era nell'aria e dipendeva soltanto dalla grande politica europea: Napoli Il 7 luglio 1707 fu occupata da truppe austriache, Villena se ne andò a imbarcarsi per Gaeta. Finiva così il viceregno spagnolo, iniziava quello austriaco. Di Villena restò il nome alla zona di S.Giovanni a Teduccio e il castello.
Il viceregno austriaco durò poco, 27 anni: nel 1734 Carlo di Borbone diventava Re del Regno di Napoli e di Sicilia. Il forte di Vigliena restò in piedi e fu ancora utilizzato come struttura militare.
Intorno iniziarono a sorgere fabbriche e industrie, i Granili come abbiamo detto all'inizio, nel 1779 con il re Ferdinando IV.
Gli eventi successivi di fine secolo portarono però alla distruzione parziale del castello. Accadde a giugno del 1799, la Repubblica partenopea, costituitasi appena sei mesi prima, stava cedendo davanti all'avanzata delle bande sanfedistedel cardinale Ruffo e degli eserciti alleati, mentre la guarnigione francese aveva già abbandonato la città. Il comandante del forte, dopo due giorni di assedio e la breccia prodotta nelle mura, ritenendo che non c'era più niente da fare, decise di dar fuoco alle polveri e mori nello scoppio con tutti gli altri assediati e molti assedianti.
Vigliena oggi |
Durante il Regno delle Due Sicilie l’area delimitata dai ruderi fu usata come poligono di tiro per i cadetti della accademia militare della Nunziatella, poi fu abbandonata a diversi interventi abusivi di strutture sia pubbliche, che private. Nel 1891, tuttavia, per iniziativa di alcuni parlamentari, quali Imbriani e Pasquale Villari, il forte fu proclamato “monumento nazionale” e fu sottoposto a restauro. Nel 1906, una parte di essa fu demolita per lasciare spazio a una struttura militare.
Oggi è solo una discarica di rifiuti, rifugio di tossicodipendenti e cimitero di carcasse di animali, anche se non mancano proposte e progetti di interventi da parte del Comune per il recupero dell'area.