martedì 17 maggio 2016

Il Piemonte e Napoli


Quanti sanno che c'è stata un' epoca in cui il Piemonte fu un possedimento napoletano? Cosa
c'entrava Napoli con il Piemonte ? Per saperne di più torniamo indietro nel tempo fino al XIII secolo.
L' Italia era divisa in vari Stati, grandi e piccoli, tutti dipendenti teoricamente dall'Imperatore del Sacro Romano Impero o dal Papa, divisi in fautori dell'uno, i Ghibellini, o dell'altro, i Guelfi. Lo Stato più grande e più forte era quello quello di Sicilia e di Napoli.
Più a Nord, si era consolidato lo Stato pontificio fino alle Romagne, e nel nord-est c'era la Serenissima Repubblica di Venezia. A ovest, nella pianura padana, in Lombardia e anche in Piemonte, c'erano stati i liberi Comuni come Milano e altre città, Piacenza, Novara, Asti, Torino e tanti altri più piccoli, ma nel XIII secolo quel modello politico era in crisi, e si stava arrivando lentamente alla instaurazione delle cosiddette Signorie, come quella dei Visconti a Milano.
In Piemonte erano molto attivi, e volevano allargarsi, i Marchesi di Saluzzo e del Monferrato, e iniziava la carriera di una famiglia che arrivava dalle Alpi, i conti di Savoia. Sul mare si affacciava la Repubblica di Genova.

Carlo I d'Angiò
Confinante con questi territori c'era la Provenza, dipendente da Luigi IX, Re di Francia. Nel 1246 Luigi fece sposare la dodicenne contessa Beatrice con il suo ventenne fratello Carlo d'Angiò, che divenne perciò Conte di Provenza. Carlo si diede da fare per aumentare i suoi domini, e tra il 1258 e il 1264 arrivò nella zona meridionale del Piemonte. Ma non ebbe bisogno di conquistarla militarmente. Fu il conte di Ventimiglia che, per l'aiuto prestato contro Genova, gli fece dono delle contee di Tenda e Briga vicino a Nizza. Gli Angioini furono accolti bene dalla popolazione: la loro presenza garantiva una grande facilità e redditività dei commerci tra Piemonte e la costa, con benefici per tutte le popolazioni dell'area. Per questo, riconobbero la signoria di Carlo d'Angiò i Comuni di Cuneo (1259), Alba, Cherasco, Savigliano, i Marchesi di Ceva, i Conti di Biandrate. Nel frattempo, nel 1264, Carlo d'Angiò fu invitato dal Papa ad impossessarsi del Regno di Sicilia, per contrastare il potere dell'Impero. Come sappiamo nel 1266 Carlo d'Angiò conquistò il regno di Sicilia, fece decapitare il sedicenne Corradino, nipote di Federico II, in piazza Mercato a Napoli, e diede inizio alla dinastia angioina di Napoli.
Altri Comuni piemontesi, intanto come Torino, Alessandria, Vercelli e Ivrea gli fecero atto di dedizione. Da quel momento quella zona divenne un possedimento del Re di Napoli.
La politica degli Angioini in quell'area fu molto accorta – stranamente in quanto Carlo e i suoi, alla conquista di Napoli e Palermo, si comportarono da crudeli e sanguinari -, essi non stravolsero gli ordinamenti delle città, ma lasciarono continuare l'amministrazione secondo le tradizioni e gli statuti precedenti, limitando al massimo la loro interferenza e traendone reciproco vantaggio.
In quegli anni l'interesse di Carlo, era volto al Regno dell'Italia meridionale, al suo consolidamento e anche alla sua possibile espansione: gli Angiò persero la Sicilia ma si allargarono oltre l'Adriatico occupando l'Albania con Durazzo e se ne proclamarono Re, e nel 1300 giunsero fino in Ungheria, furono poi principi d'Acaia e Re di Gerusalemme e altro. Il Papa Gregorio X, che, al contrario del suo predecessore, riteneva gli Angiò molto pericolosi per il suo potere, organizzò una Lega alla quale si aggregarono anche nemici Piemontesi e dopo alterne vicende, nel 1275 riuscirono a sconfiggere i presidi angioini e gli alleati, che abbandonarono la regione.
Ma non era finita.
Dopo qualche anno, Carlo II d'Angiò, lo zoppo, Re di Napoli e di Albania, riprese in Piemonte tutto ciò che il padre aveva perso.
Giovanna I d'Angiò
Restaurò perciò il dominio angioino con il passaggio dalla sua parte di numerose città della regione. Nel 1305 Carlo II, re di Napoli, unì la contea di Piemonte a quelle di Provenza, e da allora si intitolò anche Conte di Piemonte. Il titolo fu ereditato poi dai successori, ad iniziare dal figlio Roberto che ottenne la dedizione di Alessandria e Alba.
I rapporti degli Angiò di Napoli con i possedimenti piemontesi erano frequenti e costanti ed essi vi si recavano personalmete o mandavano membri della famiglia reale. I problemi vennero fuori dopo, alla morte di Re Roberto, con Giovanna I, regina chiacchierata e anche sfortunata: sposatasi ben cinque volte dovette affrontare nemici di ogni genere, anche in famiglia, pestilenze e guerre continue per mantenere il trono.
Si recò anche in Provenza ma per trovare il Papa ad Avignone e non ebbe il tempo di pensare alle terre piemontesi, se non quando dovette donare come dote alla sorella Maria, per il suo matrimonio con Carlo di Durazzo, la contea di Alba( V.Gleijeses, La regina Giovanna d'Angiò, Marotta Ed.1990). Il regno era andato allo sbando, l'ultimo marito di Giovanna, Ottone di Brunswick mentre stava combattendo in Piemonte per difendere quei territori, fu richiamato a Napoli, assalita da Carlo di Durazzo; la Sicilia non era stata riconquistata ed era occupata dagli Aragona, Giovanna non aveva avuto eredi diretti.
Il Piemonte perciò fu abbandonato a se stesso, i possedimenti angioini furono occupati dai Signori del Monferrato, Saluzzo,Visconti e dai Savoia, senza alcuna reazione da parte di Giovanna. Anche i successori, gli Angiò-Durazzo furono presi da altri impegni e problemi interni ed esterni al Regno, per cui finì così, lentamente e per abbandono, il governo angioino in Piemonte. Era durato circa ottanta anni.