giovedì 14 marzo 2019

Riviera di Chiaia




Larghi e Strade



La Riviera


Parallela al lungomare Caracciolo e alla Villa Comunale, corre la Riviera di Chiaia, una strada che inizia dalla Piazza Vittoria e arriva alla piazza della Repubblica, lì dove oggi c’è il palazzo del consolato statunitense.
Lungo la Riviera sorgono molti palazzi nobiliari costruiti, a partire dal XIX secolo, come quello Caracciolo di San Teodoro, Ischitella, la più famosa villa Pignatelli, e molti altri, mentre all’inizio della via si trova il noto negozio di cravatte “Marinella”. Percorrendo la strada da piazza Vittoria, vediamo a sinistra la villa comunale e, oltre, la via Caracciolo. Al termine, troviamo   un edificio, detto Il palazzo della Torretta, che divide la strada per Mergellina da quella che invece prosegue per Fuorigrotta e i campi Flegrei.


La storia di Chiaja e della Riviera è la storia di Napoli, troppo lunga e complessa per poterne parlare in poche righe. All’inizio, dove oggi è la strada, c’erano il mare e la spiaggia. In quella zona fu il primo insediamento di Partenope costruito sul monte Echia da migranti provenienti dall’area Greca intorno al X/IX secolo a.C.; e fu nel V secolo a.C. che altri coloni fondarono, su un altopiano degradante verso il mare, una nuova città, Neapolis, e la chiusero dentro alte mura. Poi, mentre Partenope spariva e la linea di costa cominciava a cambiare con il ritiro del mare, e le navi si insabbiavano, venne il tempo dei conquistatori: Romani, Goti, Bizantini, Normanni e Svevi, Francesi angioini e Aragonesi, e poi gli Spagnoli.
La spiaggia lungo la costa occidentale - la riviera che qualche autore chiama strada Puteolana, identificabile oggi con la via interna detta Cavallerizza a Chiaia – fu utilizzata prima a soli scopi militari per raggiungere più velocemente Pozzuoli e i Campi Flegrei attraverso la Crypta neapolitana, una grotta scavata sotto la collina di Posillipo nel periodo augusteo da Lucio Cocceio Aucto, ingegnere militare.



Riviera di Chiaia
La via costiera fu utilizzata in seguito anche per usi civili, sia nel periodo ducale e normanno-svevo, e fu molto frequentata dal periodo angioino in poi perché, con la Corte angioina a Napoli capitale, furono riscoperte le zone flegree e il piacere di recarsi alle Terme di Lucrino e Baia.
“Riparia” fu chiamata nel medio evo, dal termine latino ripa cioè la riva, così come dal latino plaga, terra o spiaggia, derivò anche, con la dominazione aragonese e poi spagnola, il catalano platja o il castigliano playa, poi deformato in Chiaja.
Nel periodo vicereale spagnolo   tutta la zona si chiamava già Chiaja, e iniziava a sorgere un piccolo borgo extra moenia intorno a un vallone, un antico alveo di acque piovane, ormai asciutto (oggi via Chiaia).
 Con la costruzione del nuovo palazzo vicereale – oggi palazzo reale in p.za Plebiscito – l’aristocrazia napoletana pensò di doversi avvicinare il più possibile alla Corte, e perciò si trasferì a Chiaia, a Toledo e dintorni, costruendo grandi palazzi circondati da grandi giardini, come i palazzi Cellamare, D’Avalos, Sirignano e altri.
Il lento ritiro del mare sostituito dalla spiaggia, favoriva lo sviluppo del borgo anche sul percorso costiero, sulla Riviera, fino alla biforcazione tra la strada che continuava dritta verso Pozzuoli attraversando la Cripta e quella c che invece portava a Mergellina.
Li fu costruita la Torretta (che oggi da il nome alla zona), una Torre di avvistamento e di presidio militare, nel 1564 per volere del viceré duca di Alcalà, dopo una incursione di pirati Saraceni (dipinto di Gaspar Van Wittel).
La spiaggia ormai era diventata molto larga e avanzata rispetto al percorso, ottima per i pescatori che tiravano in secca le loro barche e stendevano al sole le reti che le donne riparavano.  Sorgevano lì piccole costruzioni che erano le loro case, e anche locali e osterie, come la taverna di Florio, una delle più famose di quei tempi, situata proprio sulla strada di Chiaja, di fronte all’isolotto di San Leonardo (oggi sarebbe all’altezza della rotonda Diaz).
Nel 1697 era viceré di Napoli Luis Francisco dela Cerda y Aragon, duca di Medinaceli. Egli approvò un progetto di abbellimento della spiaggia di Chiaia. Benedetto Croce in “Storie e leggende napoletane”, scrive che il Viceré fece “selciare la via con grandi pietre, e piantar lungo il mare una fila di salici per ombreggiarla”. Tra gli alberi, a intervalli regolari furono installate anche delle fontane.



Riviera La Pira


Credo che quello fu l’inizio, o almeno un tentativo, di una ristrutturazione globale della Chiaia e una prima idea di passeggiata vicino al mare.
Bisognò attendere circa 80 anni, e relativi mutamenti politici, per riprendere quell’ idea con Ferdinando IV di Borbone, figlio di Carlo. Tra il 1778  e il 1780, egli fece realizzare sull’ area della spiaggia, lungo la riviera,  un giardino urbano, un vero e proprio passeggio, molto di moda in quegli anni, per opera di Carlo Vanvitelli, figlio del più noto Luigi.
Fu chiamato "Real Passeggio di Chiaia", un giardino, piantato a lecci, pini, palme, eucalipti, che si estendeva per oltre 1 km lungo la costa, adorno di sculture e statue di epoca romana e neoclassiche.
Il borgo di Chiaia continuò la sua espansione, dai primi decenni dell’Ottocento la Riviera fu man mano occupata da quei grandi palazzi e ville delle grandi casate nobiliari, che avevo citato all’inizio di questo articolo (dipinto di G.La Pira).
La riviera di Chiaia cominciava ad assumere l’aspetto che in parte possiamo vedere ancora oggi. In parte perché oltre il real passeggio, la costa era costituita ancora dalla spiaggia e occupata dai pescatori di Santa Lucia e di Mergellina, fedelissimi dei Re Borbone. Ma, come si sa, nel 1860, Il regno spariva, la Sicilia e i territori meridionali venivano inglobati nel nuovo regno sabaudo.
Fu costruito il nuovo quartiere di Chiaia, con nuovi edifici interni alla Riviera e nuove strade. Nel 1870 il Real passeggio borbonico fu denominato “villa comunale e fu ampliato sul lato mare, mentre si iniziò a pensare alla sistemazione, o meglio, alla eliminazione, della spiaggia. Nel 1876 fu inaugurata la prima linea tramviaria napoletana, con trazione a cavalli, sul percorso Torretta-Riviera di Chiaia-Chiatamone, successivamente allungato fino al Reclusorio (o’ serraglio, ovvero l’albergo dei poveri in piazza Carlo III). Verso la fine del secolo i cavalli vennero man mano sostituiti dal sistema di mobilità a vapore e poi tutto fu elettrificato.
Tra la fine del XIX secolo, nel periodo del Risanamento, e l’inizio del ‘900 tutta la linea di costa fu colmata: la spiaggia, la Chiaja, l’antica playa, i pescatori, non andavano più bene per una città da modernizzare, e fu creata via Caracciolo.
Iniziava l’epoca delle prime automobili e degli autobus, oggi si sta scavando sotto la Riviera per la Metropolitana.
Della strada che scorreva lungo il mare non resta che il nome, perché diventata una via interna, allontanata e separata dal suo mare, dalla villa comunale e dal lungomare.





1 commento:

  1. Complimenti per l'articolo Giovanni. Preciso ed esaustivo. Che ne pensa del fatto che alcuni (revisionisti) pensano che la colmata, la creazione di Via Caracciolo e Partenope etc.., sia stata voluta dai Savoia? Nel senso, molti pensano che la perdita dell'ambiente naturalistico in riva al mare, della spiaggia, sia unicamente attribuibile ai Savoia.
    Un saluto,
    Francesco

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