lunedì 27 novembre 2017

Ponti di Napoli, Ponti Rossi

Si chiamano Ponti ma non sono ponti, si chiamano rossi perchè appaiono con un colore rossastro.
Con il nome di "Ponti Rossi"   si   indica   generalmente   una zona di Napoli che abbraccia tutto il parco di Capodimonte e attraverso la strada dello stesso nome si allarga dalle zone più interne, da Miano fino a Capodichino, l'area dell'aereoporto.
Chi si trova a transitare per la strada dei Pontirossi passerà sotto alcune arcate di un ponte, di colore rosso. Ma quello che passa sopra le arcate non è un ponte, nel senso che sopra non camminano persone o animali, non corrono auto né treni, né appaiono avvallamenti da superare. E allora, di che si tratta? Perché li chiamiamo "Ponti" ? Forse perché hanno a che fare, comunque, con l'acqua? O è solo un nome dato dal popolo napoletano a quello che all'inizio appariva come un ponte? Forse la risposta è proprio questa.
Ponti Rossi oggi
Sopra quelle arcate costruite in tufo e laterizi rossi, scorreva, circa 2000 anni fa, in lunghi e grandi tubi di piombo, l'acqua che abbeverava Napoli e dintorni. un acquedotto quindi, costruito, secondo gli storici, al primo secolo d. C., al tempo dell'imperatore romano Claudio, anche se molto probabilmente l' opera iniziò prima, ai tempi di Augusto.
I Romani, bsogna dirlo, erano un po' esagerati nelle loro costruzioni. Essi dovevano cercare le sorgenti d'acqua per rifornire Napoli e finirono per trovarla non proprio vicinissimo alla città.
Scelsero invece una sorgente degli Appenini irpini: le sorgenti del Serino - oggi un Comune in provincia di Avellino -, a circa 400 metri sul livelo del mare. Da lì l'acquedotto iniziava il suo percorso in discesa e terminava dopo un centinaio di chilometri a Miseno, nella cosiddetta Piscina Mirabilis, una cisterna che alimentava marinai della flotta romana del basso Tirreno e case eville della zona.
Durante il suo tragitto attraverso cunicoli e "ponti", l'acquedotto riforniva, mediante diverse derivazioni, altre città: Nola, Pompei, Ercolano Pomigliano e Atella. Inoltre Posillipo, Bagnoli,  Baia e Pozzuoli.
Era un'opera veramente grandiosa e richiedeva una manutenzione costante e accurata, e interventi straordinari che durarono fino alle invasioni del V° secoo d.C. e alla fine dell'Impero.
Nel 536 d. C. durante la guerra greco-gotica, il generale bizantino Belisario pose l 'assedio a Napoli, difesa dai Goti e da truppe locali. Le mura della città erano invalicabili per cui egli decise di prenderla per fame e per sete.
Egli perciò: “ tagliò la conduttura- scrive il contemporaneo Procopio di Cesarea, Storia delle guerre di Giustiniano, -che portava l'acqua in città”, ma non si creò alcun disagio particolare, in quanto, all'interno delle mura, esistevano molti pozzi dove attingere acqua. Ma la città fu comunque presa grazie all'acquedotto del Serino
Scriveva Giovanni Antonio Summonte, storico napoletano del XVI/XVII secolo, in “ Historia della città e regno di Napoli” : Belisario dunque essendo quasi privo di speranza, e pensando levarsi da quell'assedio, la fortuna gli dié la strada: percioché venuto desiderio a un soldato Isauro di vedere il formale che soleva condurre l'acqua alla città, e entratovi dentro da quella banda, dove Belisario l'aveva rotto, poco discosto dalla città, ebbe agevolezza di salirvi suso  perchè essendo tagliato il muro, l'acqua non correva più; e passato oltre, conobbe essere dentro la città”. Perciò il soldato riferi al generale questa sua scoperta e l'esercito entro in città attraverso quell'acquedotto e, dopo aspro combattimento, conquistò Napoli.
Di quell' acquedotto non se ne seppe più niente e la città fu alimentata in altro modo da altre dominazioni.
Solo nel secolo XVI il viceré spagnolo, Don Pedro di Toledo, decise di far ricostruire l’antica struttura e diede all’architetto Antonio Lettieri l’incarico di rintracciare l’origine del corso d’acqua. La ricerca fu lunga e soprattutto dispendiosa e, alla fine, non se ne fece niente
E' ancora viva la discussione   tra archeologi e studiosi sul punto d'ingresso in città dei tubi  dell' acquedotto, alla quale accenno appena: probabilmente si dividevano in due rami, uno attraversava la Sanità e un altro invece si dirigeva verso Chiaia e da li a Pozzuoli.
Nel 2011, nel quartiere della Sanità è stato scoperto, per puro caso, un pezzo dell' acquedotto romano.