domenica 13 luglio 2014

Maria Sofia Wittelsbach, una vita difficile


    Racconti di Storia presso Università della terza età
     " Danilo Dobrina" di  Trieste                                                   

                
                                                                                     Introduzione

 

 
Il territorio meridionale della penisola italiana, dall’Abruzzo e dal basso Lazio fino alla Sicilia, fu costituito in regno unico da Ruggero II, nel 1139 e così restò, salvo brevissimi periodi, fino al 1860. Il regno fu nel corso dei secoli governato e conteso da tedeschi, francesi, spagnoli e perfino dal Papa, fino ad arrivare alla definitiva scomparsa.
Dal 1734 il regno fu governato dalla famiglia Borbone, il cui capostipite fu Carlo, figlio di seconde nozze di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese. I Borbone discendevano da Luigi XIV, il re Sole, di Francia e governavano oltre che il Francia, anche in Spagna, e quindi in Italia, nel regno di Napoli e Sicilia e anche nel ducato di Parma e Piacenza.  Tutti i Re Borbone di Napoli e delle due Sicilie  sposarono donne di origine austro/tedesche, ad iniziare dal capostipite Carlo: non certo per amore, ma, come si usava, solo per motivi di convenienza e di alleanze politiche.
Carlo
Maria Amalia
A Carlo fu data in moglie Maria Amalia, figlia del re di Sassonia, quando aveva appena 14 anni.  Secondo Harold Acton ( I Borbone di Napoli, ed. Giunti ): ”Maria Amalia era alta, bionda con gli occhi azzurri, tipicamente sassone;era dignitosa ma vivace, anzi irascibile; oltre il latino, conosceva il francese e l’italiano e ,come il Re, amava cavalcare e andare a caccia. Il suo colorito fu presto rovinato dal vaiolo, e molti la consideravano brutta, ma affascinò sempre suo marito, monogamo per natura, e indifferente alle atre donne”. Per il figlio Ferdinando, Carlo si rivolse all’imperatrice Maria Teresa d’Austria, sia per una questione di alleanze si perché l’imperatrice aveva un gran numero di figlie da accasare. Dopo vari tentativi di concludere il matrimonio con due figlie di Maria Teresa, Maria Giuseppina, morta per vaiolo, e un’altra sorella, Maria Amalia, rifiutata perché più grande di Ferdinando di cinque anni, Carlo III optò per la terza scelta: Maria Carolina (a fianco), tredicesima dei figli dell’imperatrice. “ Sua maestà è una bella donna, ha il colorito più fine e trasparente che io abbia mai visto;….occhi larghi, brillanti, di un azzurro cupo, sopracciglie ben delineate e più scure dei capelli – che sono castano chiaro -, naso piuttosto aquilino, bocca piccola, labbra molto rosse, bellissimi denti bianchi…. È abbastanza grassottella per non sembrare magra, ha il collo lungo e sottile…”.  ( H.Acton, opera citata)  Francesco I, figlio di Ferdinando, sposò la cugina Maria Clementina, figlia del fratello della madre, Leopoldo d’Asburgo, granduca di Toscana e poi imperatore d’Austria. Era più alta di Francesco.” Era fortemente butterata dal vaiolo ma aveva un portamento regale”. Scriveva Maria Carolina nel suo diario: ”.. suo marito è suo marito tre o quattro volte nelle ventiquattro ore, cosa che la interessa..”. Partì da Trieste per raggiungere il sud Italia, come si usava e come farà anche l’ultima Regina.  Per Ferdinando II° si volle cambiare, e fu scelta una Savoia, Maria Cristina. Religiosissima e pia,si occupò solo di opere di bene e morì subito dopo il parto a 23 anni, il 31 gennaio 1836. E’ stata anche santificata. Ma non era stata una moglie adatta al re Ferdinando, troppo rigida, che, per le seconde nozze, tornò alle vecchie abitudini: si rivolse  a Vienna, e sposò l’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo.” Belloccia, di modi raffinati, un tantino sostenuta”, (G.Campolieti, re Franceschiello, Ed. Mondadori), “..occhi chiari, fronte spaziosa,  bocca larga, capelli senz’acconciatura, sguardo freddo, c’era qualche cosa di duro e di repellente in tutta la piccola persona..”( Raffaele de Cesare, La fine di un regno, Ed.Longanesi ).  E arriviamo all’ultimo re regnante, Francesco II°, per il quale, per non cambiare, si pensò a una tedesca: la sorella dell’imperatrice d’Austria, Maria Sofia Wittelsbach, di Baviera.

                                                                         
                                                                                   Prima parte

                                                    In Baviera


La  Baviera è una piccola  regione tedesca, oggi uno degli Stati federali della Germania, al confine con l’Austria, che  ha come capitale Monaco; anticamente era un ducato e fu governata, dal 1180, dalla famiglia Wittelsbach,  con il duca Ottone, messa lì dall’imperatore Federico Barbarossa. All’epoca della riforma luterana, la Baviera divenne la roccaforte del mondo cattolico oltre le Alpi. Il duca Massimiliano capeggiò la lega cattolica tedesca in una guerra contro i protestanti che durò per 30 anni, dal 1618 fino al 1648, tra alterne vicende. Dal 1632, i Wittelsbach erano stati nominati principi elettori e come tali poterono fare politica a livello europeo. Dal 1810, con la fine del sacro romano impero decretata da Napoleone, la Baviera divenne un regno con Massimiliano Giuseppe, al quale successe il figlio Ludwig I°.  Il re più famoso della Baviera, dal 1864 al 1886, fu il nipote Ludwig II°,  individuo eccentrico, omosessuale, anche se si provò a fidanzarlo con la cugina Sofia Carlotta, sorella minore di Sissi, l’imperatrice d’Austria, per dare un erede al trono, ma egli fece rinviare sempre la data del matrimonio,  e il fidanzamento fu annullato. Fu dichiarato malato di mente e misteriosamente morì il giorno dopo che fu deposto dal trono.
Bavarese era Elisabetta di Wittelsbach, detta Sissi:  era nata il 24 dicembre 1837 a Monaco, quarta di dieci figli del duca Massimiliano, detto Max, e di Ludovica, figlia del re Massimiliano di Wittelsbach.   I genitori di Elisabetta appartenevano alla stessa famiglia Wittelsbach, ma il padre discendeva da un ramo collaterale dei duchi, mentre la madre apparteneva al ramo principale della famiglia reale.  La famiglia era abbastanza eccentrica, marito e moglie vivevano una vita coniugale piuttosto turbolenta, ma tutto sommato felice: dal matrimonio con Ludovica nacquero dieci figli, cinque  maschi (Luigi Guglielmo, Guglielmo Carlo, Carlo Teodoro, Massimiliano, Massimiliano Emanuele) e cinque femmine ( Elena Carlina Teresa, Elisabetta Amalia Eugenia, Maria Sofia Amalia, Matilde Ludovica e Sofia Carlotta Augusta), di cui otto raggiungeranno l'età adulta.   Assai disinteressato alla famiglia, padre di alcuni figli illegittimi, il duca Max, suonava qualche strumento musicale, era un grande viaggiatore, dall’Italia e Svizzera all’ Egitto e alla Turchia.  Nel cortile del suo palazzo neoclassico di Monaco, fece anche erigere un piccolo circo in cui amava far esibire figli e figlie in spericolati giochi equestri, e un caffé nel quale radunava poeti e pittori spiantati. Egli stesso amava scrivere poesie e commedie, che pubblicava in imponenti raccolte sotto lo pseudonimo di “Phantasus”, e suonare la cetra, strumento per il quale ebbe una vera e propria predilezione e compose numerose melodie.   I progetti matrimoniali per i figli e le figlie furono lasciati all'ambiziosa moglie Ludovica e a re Massimiliano II di Baviera a cui, come capo famiglia, spettava l'ultima parola a riguardo. La duchessa Ludovica, non partecipava alla vita di corte bavarese, ma preferiva rimanere in disparte e occuparsi personalmente dell'educazione dei figli, e a sposare le figlie femmine con un buon partito. Ma non poteva prevedere che le figlie che lei riteneva aver sistemato meglio – Elisabetta imperatrice e Sofia regina -  sarebbero state, come vedremo, sfortunate sia nel privato che nel pubblico.
Il miglior partito la duchessa Ludovica lo raggiunse con Elisabetta che sposò l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. Fu peraltro un matrimonio non di interesse, ma d’amore; il giorno dopo averla incontrata, il giovane imperatore “ andò nella camera della madre e le manifestò il suo entusiasmo…. per Sissi”( Franz Herre, Francesco Giuseppe, Ed. Rizzoli). Lo stesso Herre descrive Elisabetta, allora quindicenne “ un viso delizioso, occhi da cerbiatta, capelli d’oro scintillanti, un corpo da bambina, nel quale già si delineavano le forme femminili, ….. ma più che alla casalinga madre assomigliava allo stravagante padre…”. Pur innamorata del marito e essendone ricambiata, Sissi, appena giunta a Vienna, dovette accorgersi subito delle difficoltà che l'attendevano. Nata e cresciuta in una famiglia di costumi semplici sebbene nobile, si trovò al centro della rigida corte asburgica, ancora legata a un severo "cerimoniale spagnolo", cui inizialmente la giovane imperatrice dovette sottostare. Privata dei suoi affetti e delle sue abitudini, Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua e stati di ansia. Il 21 agosto 1858  nacque l'arciduca Rodolfo, principe ereditario dell'Impero d'Austria, ma il parto portò gravi conseguenze alla madre, che oltre a febbre che andava e veniva, cadde in depressione.  La primogenita Elena fu invece sposata al principe di Thurn und Taxis ( Torre e Tasso italianizzato), la sorella Sofia Carlotta dopo essere stata inutilmente promessa al cugino re Ludwig,  sposò il duca di Alencon e morì tragicamente nel 1897, e poi Matilde, che sposò Luigi Borbone, il conte di Trani, fratello di Francesco di Borbone.
La duchessa Ludovica piazzò, nel 1859, anche Maria Sofia, con Francesco II di Borbone, erede al trono delle due Sicilie, ma non poteva prevedere gli avvenimenti tragici che di lì a un anno, si sarebbero verificati in quel regno e in tutta la penisola italiana.   Erano già evidenti in Europa i segnali di grossi mutamenti che si stavano preparando in Italia; qualche mese dopo di quell’anno 1859, a giugno/luglio, l’Austria avrebbe perso la guerra con la Francia di Napoleone III e il regno Sardo di Cavour, e avrebbe dovuto cedere la Lombardia, mentre anche il granduca Leopoldo Asburgo-Lorena di Toscana e gli altri  duchi Asburgo nei territori della penisola, sarebbero stati costretti ad abbandonare i loro territori e a ritirarsi a Vienna.
Veniamo però a Maria Sofia. Era nata il 4 ottobre  1841, presso il castello di Possenhofen, era più giovane di tre anni di Sissi: la sua figura era «alta, slanciata, dotata di bellissimi occhi di color azzurro-cupo e di una magnifica capigliatura castana; aveva un portamento nobile ed insieme maniere molto graziose e un bel viso». E’ stata descritta come” principessa bellissima e giovanissima, ardita, fantastica e impulsiva come suo padre e sua sorella Elisabetta, - secondo Raffaele de Cesare, storico pugliese, deputato liberale, contemporaneo e quasi coetaneo di Sofia essendo nato nel 1845, -, e vivace come la madre, non era la più adatta a entrare nella Corte napoletana, immagine di tristezza, di vecchiezza e di pregiudizio; né a divenire moglie di un principe piuttosto insipido, soggiogato dagli scrupoli religiosi, inesperto della vita, e il quale non aveva conosciuto mai donne, anzi le fuggiva, facendosi rosso nel viso quando non ne poteva evitare gli sguardi”.
Nel 1858, a diciassette anni, venne promessa in sposa al giovane erede al trono del Regno delle Due Sicilie, Francesco, che, come si usava, non conosceva se non attraverso l'immagine di una miniatura. Il matrimonio serviva a rafforzare il legame tra le corone degli Asburgo d'Austria e i Borbone di Napoli. Era un legame antico, come abbiamo visto. Il fidanzamento ufficiale di Sofia avvenne il 22 dicembre 1858 e il matrimonio fu celebrato per procura l' 8 gennaio 1859. Dopo qualche giorno Sofia venne accompagnata a Trieste, dove arrivò il 31 a mezzogiorno, era attesa dalle fregate borboniche Tancredi e Fulminante, che dovevano portarla a sud, nel territorio napoletano.
 
                                                                A Trieste


Sissi, che non stava bene a Vienna, sembrava migliorare soltanto quando si trovava con qualcuno della sua famiglia bavarese: approfittando del matrimonio di Sofia, nel gennaio 1859, malgrado la salute cagionevole accompagnò a Trieste la sorella minore, Maria Sofia, insieme a Luigi, uno dei fratelli. Furono  belle giornate che le due sorelle trascorsero insieme, dimenticando problemi e ansie, e quello che si stava preparando in Italia, e anche negli altri stati austriaci. Il de Cesare, lo storico pugliese già citato, che descrive minuziosamente fatti e personaggi del regno, ci racconta la cerimonia della consegna della sposa alla delegazione napoletana guidata dal duca di Serracapriola.  La cerimonia avvenne il 1° febbraio 1859, nel palazzo del governatore ( attuale sede della Prefettura e del Commissario del governo di Trieste, in piazza dell’unità d’Italia): nel salone del palazzo, nel mezzo, fu tracciata una linea che raffigurava il confine tra il territorio bavarese e quello napoletano. Si entrava da due porte contrapposte, sulle quali da un parte c’erano stemmi e bandiere bavaresi e  dall’altra quelle napoletane. “ Dalla parte del territorio bavarese entrò la duchessa di Calabria ( era questo il titolo che veniva dato all’erede al trono di Napoli e alla sua consorte), con il suo seguito” Dopo la lettura di messaggi e discorsi vari, il ministro plenipotenziario bavarese, conte di Rechberg “ presa la duchessa di Calabria per mano, la condusse fino alla linea di divisione e la consegnò al duca di Serracapriola, che la fece sedere su una poltrona del territorio napoletano “ e le rivolse un breve messaggio di saluto.   Il primo febbraio, in pieno periodo invernale, con il vento gelido di bora e il mare agitato, la  fregata Fulminante, con Maria Sofia a bordo, seguita dal Tancredi,  prese comunque il mare dirette a sud e arrivarono a Bari il 3 febbraio             

                                                            Maria Sofia,  duchessa di Calabria

Sofia, ormai duchessa di Calabria, era ansiosa di vedere di persona il suo sposo, e ne chiedeva notizie alla sua dama di compagnia, marchesa Nina Rizzo. “ Ma è tanto brutto ?” chiedeva alla Rizzo, che la rassicurava: “ ma quando mai, chillo è nu’ bellu guaglione, più alto di voi”.  Francesco aveva ricevuto una educazione che possiamo definire senz’altro pessima e non idonea a un futuro re. Di carattere timido e riservato era stato educato dai padri scolopi secondo rigidi precetti morali e religiosi, e non aveva  avuto ovviamente alcuna esperienza in campo amoroso e sessuale.   Molto religioso, quasi mistico, viveva nel ricordo della madre Cristina, già dichiarata “Venerabile” dalla Chiesa, poco esperto delle cose della politica, poiché il padre Ferdinando mai gli aveva delegato un minimo di affari e neanche di rappresentanza, neanche a parlarne di avventure femminili.

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Un breve cenno su Maria Cristina di Savoia. Era la figlia minore di Vittorio Emanuele I, re di Sardegna e di Maria Teresa d’Asburgo-Este. Era nata a Cagliari il 14 novembre 1812, durante il periodo napoleonico, quando il Piemonte era diventata una provincia francese e i Savoia erano scappati in Sardegna, così come i Borbone di Napoli, nello stesso periodo, erano andati in Sicilia.  Cessata l’epoca napoleonica, i Savoia erano rientrati a Torino.  Nel 1830  Maria Cristina fu fidanzata a Ferdinando II Borbone, re delle due Sicilie. Così veniva descritta la futura regina di Napoli, da una dama di corte a Torino: "La principessa Cristina non aveva allora 20 anni: era bella, d'una bellezza seria e soave: alta di statura, bianca di carnagione, due grosse onde di ciocche brune inanellate ornavano poeticamente quel volto, pallido, illuminato da due grandi occhi espressivi”. Maria Cristina morì non ancora ventiquattrenne per i postumi del parto, nel dare alla luce Francesco. A gennaio 2014, presso la Basilica di S.Chiara a Napoli, dove sono sepolti tutti i re e regine della famiglia borbonica delle due Sicilie, si è tenuta la cerimonia di beatificazione della “ Regina Santa”

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A chi lo vede appare triste, annoiato e indifferente a tutto. Alto alquanto di persona e di complessione piuttosto gracile, è di carattere timido e cupo…” così descrive l’erede al trono di Napoli, il marchese Gropello, ambasciatore del regno Sardo a Napoli, in una lettera  diretta al conte di Cavour, del 18 gennaio 1857. 
Giunta finalmente a Bari, Sofia  incontrò Francesco, che le apparve pallido, magro, alto e serio e timidissimo, che in risposta al suo “ Bonjour Francois”, le rispose semplicemente “ bon jour Marie” e le diede un bacio sulla fronte.  Ad attenderla non c’era il re Ferdinando, che  gravemente ammalato, era rimasto a letto..  Le accoglienze della popolazione furono entusiastiche, ma la malattia del Re gettava un'ombra sul lieto evento. Per forza di cose, la permanenza a Bari si prolungò. La famiglia reale soggiornò nel palazzo dell'Intendenza, attuale sede della Prefettura. Ma la prima notte di nozze non fu entusiasmante. Narriamola con quello che ci riporta il solito De Cesare, il quale dopo aver detto che nella camera nuziale,  Sofia fu accompagnata dalla marchesa Rizzo, aggiunge: “  Francesco non entrò, ma attese timidissimo, nella camera precedente, che la Rizzo gli annunziasse che la sposa si era messa a letto. Francesco  continuava a mostrarsi stranamente (?) confuso ed agitato, e passò il tempo a recitare preci, sino a che gli parve che Maria Sofia avesse preso sonno, né prima di allora, chetamente per non destarla, andò a letto. E così fu per tutto il tempo che stettero a Bari…; il che spiega il suo desiderio di svaghi d’altro genere e il bisogno, che sentiva qualche volta, di piangere.  Il matrimonio ovviamente  non fu consumato, neanche dopo a Napoli.
Francesco II – secondo gli storici – aveva anche un altro problema, soffriva di fimosi. La fimosi è un restringimento dell'orifizio prepuziale, più precisamente, una condizione medica per la quale il prepuzio di un uomo non riesce a scoprire completamente e autonomamente il glande. Evidentemente bisogna pensare che non se ne era accorto prima e/o nessuno gli aveva detto niente e non si pensò di farlo operare, - una semplice circoncisione praticata da millenni.  Maria Sofia, comunque, fece buon viso a cattivo gioco. Col suo fascino e la giovanile bellezza si attirò subito le simpatie di quanti la conobbero. Lo stesso re Ferdinando restò favorevolmente impressionato dalla figura della nuora. Le sue giornate si dividevano fra il teatro e le escursioni nelle vicinanze di Bari, in compagnia dei giovani cognati con i quali aveva subito fraternizzato, avendo in comune con essi spirito d'avventura e atteggiamenti goliardici.
      Ai primi di  marzo, il Re costretto su una lettiga, la Regina Maria Teresa, Francesco, Maria Sofia e tutto il loro seguito si imbarcarono sulla fregata "Fulminante" e partirono alla volta di Napoli. Finalmente per Maria Sofia, lasciato il grigiore del Palazzo dell’intendenza barese, si aprivano nuovi orizzonti.     
La duchessa di Calabria amava molto il mare; man mano che la nave avanzava tra le onde, la futura regina ripassava nella mente i racconti e le descrizioni della sua nuova dimora apprese dal suo sposo e dalla sua dama di compagnia, Francesco, invece, pur rimasto affascinato e travolto dalla esuberante bellezza di Maria Sofia, non si staccava dal capezzale del padre, che si era aggravato.
Nello stesso periodo, cosa stava accadendo nelle altre parti della penisola? Non si può dire che non si conoscevano e che non si potevano prevedere grossi problemi e mutamenti. Il re Ferdinando, malgrado il grave stato di salute continuava a dirigere il governo del regno, senza delegare nulla a nessuno, sbagliando molto in questo, soprattutto all’erede al trono.   Il primo ministro del regno di Sardegna, Cavour aveva da tempo inserito l’argomento italiano e del regno delle due Sicilie,  nel dibattito europeo, favorito in questo anche da Napoleone III, personaggio ambiguo, vecchio carbonaro che aveva vissuto a lungo in Italia, partecipando anche ai moti del 1830, prima presidente della repubblica francese e contemporaneamente, nel 1849 mandava l’esercito a Roma contro la repubblica romana, poi imperatore per imitare il grande zio, poi intrigava con Cavour, ma assicurava Napoli che non c’era alcun problema, e mantenne la guarnigione francese a Roma fino al 1870.  Con lui Cavour aveva stretto una alleanza segreta - ma fino a che punto? - per  l’annessione della Lombardia e del Veneto e per la creazione di un regno dell’alta Italia. Secondo Arrigo Petacco non aveva alcuna intenzione di andare oltre. ( “Il regno del nord”, ed. Mondadori.).   A marzo 1859,  il regno Sardo aveva cominciato ad armarsi e a creare un esercito numeroso, accogliendo tutti i profughi,  banditi da altri stati: l’Austria e Francesco Giuseppe non stavano a guardare, sicuramente sapeva a cosa andavano incontro. Lo spionaggio funzionava anche allora: tutto ciò era conosciuto a Vienna e  nelle altre corti europee e anche a Napoli. La guerra scoppiò il   27 aprile del ’59, si scontrarono gli eserciti austriaci,  alle dirette dipendenze di Francesco Giuseppe, e quelli franco-sardi comandati da Napoleone III e Vittorio Emanuele.

Fine prima parte

 

 

sabato 12 luglio 2014

Maria Sofia Wittelsbach Una vita difficile


                                     
                                                       





                                                               Maria Sofia Wittelsbach
                                                                    Una vita difficile
                                                                    IV parte

 

Prima di proseguire credo sia opportuno  una breve conoscenza della famiglia bavarese di Maria Sofia, un approfondimento anche se superficiale delle vicende familiari.   

Il duca Max, padre di Sofia, che come abbiamo visto era un tipo abbastanza singolare, lasciava grande libertà ai figli, sia maschi sia femmine, insegnava loro a cavalcare, a nuotare a sparare, a suonare, ad amare gli animali e a rispettarli-. Nel cortile del suo palazzo neoclassico di Monaco, aveva fatto  anche erigere un piccolo circo in cui amava far esibire figli e figlie in spericolati giochi equestri, e un Caffé nel quale radunava poeti e pittori spiantati. Egli stesso amava scrivere poesie e commedie, che pubblicava in imponenti raccolte sotto lo pseudonimo di “Phantasus”, e suonare la cetra, strumento per il quale ebbe una vera e propria predilezione e compose numerose melodie.   I progetti matrimoniali per i figli e le figlie furono lasciati all'ambiziosa moglie Ludovica e a re Massimiliano II di Baviera a cui, come capo famiglia, spettava l'ultima parola a riguardo.
Ludovica di Baviera
Era La signora duchessa Ludovica, che invece, appartenendo alla famiglia reale bavarese, si occupava soprattutto di organizzare matrimoni idonei per  tutti i figli. Come già abbiamo visto aveva piazzato bene Sissi e Spatz, cioè Elisabetta e Sofia. Ma chi era Ludovica?
Ludovica Guglielmina di Baviera era nata a Monaco il 30 agosto 1808, la quinta figlia del re Massimiliano I di Baviera e della seconda moglie, Carolina di Baden. Una delle sorelle maggiore di Ludovica, Sofia sposò l' arciduca Francesco Carlo d’Austria, e diventerà la madre di Francesco Giuseppe.
Una curiosità relativa a questa Sofia. Era nata a Monaco nel 1805, poteva diventare imperatrice d’Austria nel 1848 ma convinse  il marito a rinunziare al trono a favore del Francesco Giuseppe. In gioventù, nel 1824, prima di sposarsi o nello stesso periodo, conobbe a Vienna il figlio di Napoleone Bonaparte,  Napoleone Francesco o Napoleone II, o come ormai lo chiamavano a Vienna, semplicemente Franz.Era nato a Parigi il 20 marzo 1811 da Napoleone imperatore dei Francesi e Maria Luisa d’Asburgo, figlia di Francesco I imperatore d’Austria. Dopo la sconfitta del padre a Waterloo, era andato con la madre a Vienna e lì avevano fatto tutto per fargli dimenticare chi era, in sostanza era prigioniero nel palazzo di Schonbrunn.
Dice Francesca Sanvitale in “Il figlio dell’impero”: “Sofia è la casalinga consolazione, le sue visite rappresentano un soffio di vitalità e di energia. I momenti passati con lei sono diversi dagli altri. Sofia è l’eccezione della Corte…...”. Abbandonato dalla madre, considerato anche come figlio illegittimo, nominato per pura formalità duca di Reichstadt, privato dei ricordi, della lingua madre e perfino del nome, spiato e sorvegliato,  ammalato di tisi, morirà triste nel 1832, a 21 anni.
Tornando a Ludovica, ella  fu data in sposa a Max,  duca in Baviera, cugino in quanto appartenente a un ramo collaterale della famiglia, il 9 settembre 1828.  Nei primi anni di matrimonio, la coppia viaggiò molto, soprattutto in Svizzera e Italia. Nel 1834 duca Max acquistò come residenza estiva per la sua famiglia in crescita, il castello di Possenhofen sul lago di Stamberg. A Monaco, invece, la famiglia viveva nella Herzog-Max Palais, costruito nel 1830. Le principali occupazioni di Ludovica, erano la direzione della casa e alla cura dei numerosi figli.
Di Elisabetta abbiamo già detto. Era innamorata del marito e ne era ricambiata, ma, appena giunta a Vienna, dovette accorgersi subito delle difficoltà che l'attendevano. Nata e cresciuta in una famiglia nobile ma di costumi semplici ed educata con la massima libertà, si trovò al centro della rigida corte asburgica, ancora legata a un severo "cerimoniale spagnolo", cui inizialmente la giovane imperatrice dovette sottostare.
Il 5 marzo 1855 partorì la sua prima figlia, chiamata Sofia, come la nonna. Questa si occupò personalmente della bimba, alla quale fu legatissima. Le stanze della bambina furono allestite accanto alle sue e fu lei a scegliere l'educatrice e la bambinaia. La cosa non piacque affatto a Sissi, ma non poteva far molto per cambiare le cose. E già poco più di un anno dopo, il 12 luglio 1856, Elisabetta partorì un'altra bambina, Gisella.
Con queste premesse, la crisi era in agguato. Privata dei suoi affetti e delle sue abitudini, Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua e stati di ansia. Il 21 agosto 1858  nacque l'arciduca Rodolfo, principe ereditario dell'Impero d'Austria, ma il parto portò gravi conseguenze alla madre, che oltre a febbre che andava e veniva, cadde in depressione. Iniziò a viaggiare e ad allontanarsi sempre più da Vienna, dove tuttavia doveva di tanto in tanto tornare.
Ma cosa accadde alla sorella maggiore Elena?, Ricordiamo che era la primogenita, quella che era stata rifiutata da Francesco Giuseppe a favore di Sissi.
 Elena  (a lato) era delusa e afflitta, si era sentita rifiutata dall'uno, Francesco Giuseppe,  e tradita dalla sorella. Era arrivata a 22 anni, a quella età si era quasi considerate una vecchia zitella e le speranze di trovarle marito si riducevano con il passare del tempo. La madre Ludovica però si mise in azione per cercarle un buon partito prima che fosse troppo tardi. Puntò su Massimiliano Antonio principe ereditario di Turn und Taxis. A Trieste questo nome fa sicuramente venire in mente qualcosa o qualcuno, i Signori di Duino, che appartengono a un ramo italiano della famiglia. Il casato proveniva da una famiglia nobile lombarda e aveva trovato la sua fortuna quando Massimiliano I° d’Asburgo li ammise nella nobiltà di diritto ereditario dell'impero. Nel 1615 un Taxis venne nominato maestro della posta imperiale; un incarico che dopo divenne ereditario. La duchessa Ludovica, madre di Elena, progettò, come aveva già fatto con Francesco Giuseppe, di far incontrare i due giovani a Possenhofen, la residenza estiva della famiglia e stavolta il suo piano riuscì. Massimiliano non era bello ma colto, e apprezzò le virtù interiori della ragazza. I genitori di Massimiliano, allettati dalla prospettiva di imparentarsi con l'imperatore, furono d'accordo per il matrimonio.  Le nozze vennero celebrate nella stessa località il 24 agosto 1858.  Si trasferirono poi a  Ratisbona, luogo di residenza dei Turn e Taxis..
Sembra che il matrimonio fu felice: dalla coppia nacquero 4 figli, due femmine e due maschi. L’unico problema era dovuto allo stato di salute del principe Massimiliano Antonio che soffriva di una malattia renale cronica. Né un ciclo di trattamento a Karlsbad, né i migliori medici poterono salvarlo. Massimiliano morì nel 1867 a soli 36 anni. Grande fu il dolore di Elena che, andata in depressione, assisteva ogni giorno ad una messa celebrata davanti la tomba del marito. Passò molto tempo prima che riuscisse a ritrovare la serenità.
Elena acquistò il castello Tutzing, sulle rive del lago Starnberg, per poter stare vicino alla famiglia che soggiornava a Possenhofen. Con la morte del marito e del suocero subito dopo, la famiglia Thurn und Taxis era in balia degli eventi: il ministro prussiano Bismarck aveva privato la famiglia del monopolio del servizio postale in Germania. Elena doveva quindi riuscire a gestire gli affari economici della famiglia almeno fino alla maggiore età dei figli.  Viaggiava spesso per l'Europa, come del resto facevano Elisabetta e Maria Sofia, ma facendo sempre ritorno a casa per dover badare agli affari. Diventò nonna, ma la figlia Elena, a causa del parto danneggiò ulteriormente la sua salute malferma e morì a soli 21 anni. Elena cercò conforto, ancora una volta, nella fede ma quando pochi anni dopo morì anche il figlio Massimiliano, la disperazione si tramutò quasi in pazzia e in un allontanamento dal resto del mondo. Il secondo figlio maschio, Alberto, nonostante la giovane età, diede impressione alla madre di essere un buon principe pertanto ritrovò maggiore serenità.
 Matilde Ludovica,  nata nel 1843, anche lei al solito Possenhofen, dove trascorse gran parte dell'infanzia insieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle, crescendo in quel clima libero e disteso, lontano dal cerimoniale della corte bavarese.
Le sorelle Elisabetta e Maria Sofia, diventata regina delle due Sicilie nel 1859, presero il posto della madre e organizzarono il matrimonio di Matilde con Luigi di Borbone, il conte di Trani, fratello del re Francesco II° di Borbone. Luigi era fratellastro di Francesco, perchè figlio della seconda moglie, Maria Teresa d’Austria, di Ferdinando II° di Borbone. Era nato a Napoli nel 1838, aveva un carattere allegro e vivace e insieme ai fratelli Alfonso e Gaetano, vivacizzavano un poco l’austera corte napoletana. Si disse ce la madre voleva metterlo sul trono al posto dell’erede legittimo Francesco, ma il complotto fu scoperto.
Ritiratasi la famiglia reale da Napoli nel 1860, per l’avanzata di Garibaldi, Luigi combattè con coraggio in prima linea al fianco di Francesco e Alfonso nella battaglia del Volturno contro garibaldini e piemontesi.  Come sappiamo e come vedremo si batté anche sugli spalti di Gaeta e, alla resa,  a febbraio 1861, Luigi con i fratello re e tutta la corte si trasferirono a  Roma.  Malgrado la fine del regno, il 5 giugno 1861, a Monaco di Baviera, Luigi sposò la fidanzata, Matilde Wittelsbach. L'unione con Matilde non fu però molto felice: ebbero una figlia, che già dall'infanzia soffriva di sclerosi multipla, malattia che la portò poi alla morte. Matilde, per consolarsi, ebbe alcuni amanti, il più noto dei quali fu Bermudez de Castro, ambasciatore spagnolo presso il regno delle due Sicilie.
Luigi, esule, senza più uno scopo nella vita o una propria identità, iniziò a bere, a frequentare bordelli e a condurre una vita di stravizi che gli procurarono molti debiti. Con la mente annebbiata dall'alcool e con la consapevolezza dell'inutilità della sua vita, decise di farla finita gettandosi nel lago di Zugo, presso Zurigo, nel 1878. 
Con la vita che conduceva e come accadeva ad altri membri della sua famiglia, Matilde soffriva episodicamente di crisi depressive. La vita di Matilde era in fondo quella comune di tanti nobili senza un incarico ben preciso: viaggiava, si recava in località termali o dai genitori e parenti. Sua compagna di viaggio era Maria Sofia, esiliata come lei, con la quale viveva, condividendo i pochi risparmi e i pochi soldi rimasti. Tra il 1923 e il 1924 Matilde ebbe un incidente e il ricovero in clinica. Qui le venne applicato un apparecchio e fu sottoposta ad esercizi riabilitativi per le gambe. Matilde fu l'ultima, tra tutti i fratelli, a morire, pochi mesi dopo la morte di Sofia, nel 1925.
Anche Sofia Carlotta nacque, nel 1847, a Possenhofen, nona di dieci figli partecipò alla vita e alla educazione  libera di tutti i fratelli e sorelle. Sofia Carlotta suonava il piano e cantava molto bene, La sua bellezza era quasi pari quella della sorella imperatrice, per questo vantava numerosi pretendenti. Anche il cugino, re Ludwig II  iniziò a farle la corte: le mandava enormi mazzi di fiori e lettere e l'andava a trovare con il suo battello.
 Ludwig II era considerato un individuo eccentrico, si dice che fosse omosessuale, dava segni di squilibrio mentale, ma lo fidanzarono ufficialmente con la cugina, per dare un erede al trono e sembrò all’inizio che vi fossero subito le premesse per un matrimonio felice e vantaggioso per entrambi. Passava il tempo però e Luigi non si decideva a fissare una data per il matrimonio. Delusa dall'attesa, Sofia Carlotta si infatuò per un fotografo Edgar Hanfstaengl. Con l'aiuto della sua dama di compagnia, Sofia riusciva a incontrarsi segretamente con lui. La tresca non fu mai scoperta dal fidanzato.
Trascorso un bel po’ di tempo, a ottobre 1867, Luigi scrisse un'affettuosa lettera alla cugina per poter sciogliere il fidanzamento. Sofia Carlotta, pur ferita nell'orgoglio, ne fu  contenta, ritenendo  che il matrimonio con quell'uomo bizzarro non  sarebbe stato  molto felice.
I segni dello squilibrio mentale del sovrano lo accompagnarono per tutta la vita, la sua fine è misteriosa, era veramente folle o solo un eccentrico, come sostenne la cugina Elisabetta, o si trattò di un complotto?  Fatto sta che, nel 1886, fu dichiarato malato di mente, incapace di governare e deposto dal trono. Qualche giorno dopo la deposizione, il 13 di giugno 1886, Ludwig chiese di poter fare una passeggiata con il suo medico, il dottor Gudden. Questi accettò l’invito e disse alle guardie di sicurezza del re di non seguirli. Non tornarono più, i loro corpi furono ritrovati a mezzanotte nel lago di Starnberg. La morte fu classificata come suicidio, ma sono state fatte anche altre ipotesi come quella di un assassinio.
La più delusa di non vedere la figlia sul trono di Baviera fu la solita Ludovica, la madre di Carlotta.Ma non per questo si fermò, il suo scopo nella vita era quello di sistemare al più presto le figlie e i figli con buoni accoppiamenti, anche se non regali. Ludovica  scelse perciò un nuovo pretendente per Sofia, Ferdinando d’Orleans (1844-1910)), duca d’ Alencon, nipote di luigi Filippo, ex re di Francia: il matrimonio fu celebrato nel 1868 nel solito posto della famiglia Wittelsbach, cioè Possenhofen.
Il primo periodo di matrimonio trascorse felicemente, Sofia Carlotta, come tutte le sorelle, era un'esperta amazzone e si divertiva ad andare a caccia cacciare. Tuttavia, come tutte le sorelle, bastò poco, un cambiamento di clima, per farla cadere in uno stato di profonda depressione. Non guarì neanche quando il 19 luglio 1869 diede alla luce la figlia Luisa Vittoria.
La coppia si recò in visita a Palermo, al palazzo d’Orleans, dove Sofia sembrò riacquistare il buonumore, ma essendo i duchi d'Alençon appartenenti alla casata dei Borbone, il popolo siciliano non gradì la loro presenza. La partenza improvvisa aggravò di nuovo lo stato mentale di Sofia. Si recarono allora a Roma, ospiti della sorella, regina Maria Sofia, in esilio a Roma. Successivamente soggiornarono a Merano, dove nacque l'atteso figlio maschio. Malgrado i tentativi del marito di farla soggiornare in posti il più possibile accoglienti, i continui viaggi crearono soltanto un peggioramento.
In Austria, Carlotta si innamorò del dottor Glaser di Graz, ce era sposato. Quando la moglie  lo venne a sapere, i due fuggirono insieme a Merano, ma vennero scoperti e divisi per sempre.
Carlotta venne rinchiusa, per un periodo, nella clinica per malattie nervose del dottor Krafft-Ebing di Graz, psichiatra e neurologo,. che all’epoca era diventato famoso soprattutto per la sua operaPsycopathia sexualis”, pubblicata in tedesco nel 1886.
Apparentemente guarita, uscita dalla clinica, Carlotta  decise che si sarebbe dedicata a iniziative di carità. Si accostò alla religione con grande fervore, entrando nel terzo ordine delle domenicane con il nome di Suor Maria Maddalena.
Era il 1897, ai primi di maggio, si svolse a Parigi una fiera di beneficenza organizzata dalle domenicane presso un edificio industriale che si adattava all'allestimento degli stand. Erano stati invitati anche i fratelli  Auguste e Louis Lumière, gli inventori del cinema, che esposero il loro  materiale usato per le pellicole, che  era altamente infiammabile. Dal nulla, non si sa perché,  infatti iniziarono a divampare le fiamme. Sofia Carlotta, mentre tutti scappavano presi dal panico, si preoccupò invece di salvare le ragazze che erano con lei dietro il bancone. Soltanto quando ebbe salvata l'ultima, decise di correre via. Ma le fiamme furono più veloci di lei. Tra i tanti morti carbonizzati, fu difficilissimo poter riconoscere la duchessa, che fu identificata solo grazie alla dentatura.

I fratelli

Ludwig Guglielmo  era nato a Monaco il 21 giugno 1831, era il figlio primogenito. Era alto, snello e affascinante, gli piaceva frequentare gli ambienti del teatro, passando molto tempo in quel mondo che all’epoca era considerato poco raccomandabile e non idoneo alla nobiltà. In quell’ambiente Ludwig conobbe e si innamorò di una attrice, Henriette Mendel, ma non si sposarono. Luigi,  per sposare l'attrice doveva rinunziare al diritto di primogenitura. Intanto nel 1858 gli diede la prima figlia: Maria Luisa, sulla quale bisogna dire due parole perchè  ebbe un suo ruolo nella vicenda di Mayerling. Maria Luisa,  era nipote di Sissi, essendo figlia del fratello, ed  ebbe modo di stringere amicizia con la baronessa Elena Vetsera e con la figlia Maria. Come si sa tra questa e  Rodolfo, figlio di Sissi, c’era una storia d’amore. Maria Luisa divenne l'intermediaria tra i due e favorì e coprì i loro incontri segreti. Era la stessa Maria Luisa infatti ad accompagnare la giovane amica agli incontri col principe. E l'accompagnò anche il 28 gennaio 1889 prima della fuga per Mayerling: qui i due amanti, nel casino di caccia, furono ritrovati morti suicidi. A Maria Luisa, rea di aver favorito il rapporto tra i due, fu vietato di partecipare al funerale di Rodolfo e fu allontanata dalla corte di Vienna.
Il 9 maggio 1859  Ludwig e Henriette ebbero un altro figlio, Carlo Emanuele. A quel punto per legittimare i figli il matrimonio si imponeva. Il re Massimiliano  I, cugino di Ludwig, concesse a Henriette  il titolo di baronessa di Wallersee, e quindi il l matrimonio si celebrò il 19 maggio 1859. Ludwig era ufficiale nel IV reggimento cavalleggeri Konig ad Augusta. Nel 1891, Heriette morì. Un anno dopo Ludovico sposò Antonie Barth, scelta sempre nell’ambito teatrale, era infatti un'allieva del balletto dell'Hoftheater, lui aveva sessantun anni e la sposa ventuno. Morì a Monaco il 6 novembre 1920.
L’altro fratello era Carlo Teodoro, (a fianco) nato , come le sorelle, a Possenhofen il 9 agosto 1839.  Come tutti crebbe in una condizione di notevole libertà, rispetto alla rigida educazione di solito imposta ai giovani membri delle famiglie nobiliari. Nel 1857 iniziò la carriera militare, come tradizione per un membro della casa Wittelsbach. Alloggiò nei dormitori comuni come soldato semplice. Divenne poi capitano di cavalleria e comandante di uno squadrone di corazzieri. Nel 1866 prese parte alla guerra tra Austria,  Prussia e Italia( che in Italia è conosciuta come terza guerra di indipendenza).
Dopo che il fratello Ludwig, per sposare,come abbiamo visto, l’ attrice Henriette Mendel, aveva rinunciato al suo diritto alla primogenitura, tali diritti si trasferirono a Carlo Teodoro, che ne ricevette notevoli benefici finanziari.
Tanto per non cambiare anche Carlo nel 1865 sposò una cugina di primo grado, la principessa Sofia di Sassonia, (anche i nomi si ripetono), figlia del re Giovanni e di Amalia, sorella di Ludovica, la madre di Carlo. La moglie Sofia, a 22 anni, nel 1867, moriva lasciando una figlia. la sua morte moglie produsse in Carlo Teodoro un profondo turbamento interiore. L'aver assistito, impotente, alla morte di Sofia gli suggerì la carriera medica. La famiglia si oppose ad una tale decisione in quanto non era degno per un principe avere un lavoro. Incoraggiato dai professori universitari, riuscì a conseguire la laurea in medicina nel 1874. Due anni dopo si sposò, finalmente non con una parente, ma con Maria Josè di Braganza, figlia di Michele di Portogallo, che aveva conosciuto mentre era ospite della sorella Maria Sofia e del cognato Francesco II delle due Sicilie. Carlo morì a Kreuth il 30 novembre 1909.
E veniamo all’ultimo dei fratelli e sorelle, il più giovane, Massimiliano Emanuele, nato questa volta a Monaco nel 1849, il 7 dicembre. Da come appare nelle fotografie dell’epoca, era il più somigliante alle sorelle. Visse anche lui, come i fratelli e sorelle, un'infanzia di notevole libertà a Possenhofen, dimora estiva della famiglia, al quale tutti,da adulti, restarono sempre molto legati. Anche Max si diede alla carriera militare, come da consuetudini della nobiltà bavarese. Egli si innamorò non di una cugina per fortuna, ma della principessa Amalia Di Sassonia Coburgo. La principessa era però fidanzata con il principe bavarese Leopoldo.
Qui inizia un racconto da  commedia in costume, un intreccio  da filmetto rosa o da operetta. Perché di  questo Leopoldo, era innamorata l'arciduchessa Gisella, la figlia di Elisabetta,  la sorella di Massimiliano,l’imperatrice. E fu proprio Elisabetta, con i suoi interventi personali sulle coppie, mischiando le carte, facendo incontrare i vari protagonisti.  a risolvere il problema: cosicché, poco tempo dopo, riuscì a far fidanzare Gisella con Leopoldo e Massimiliano con Amalia. Organizzò poi lei stessa il matrimonio del fratello.
 Il matrimonio fu felice ma Massimiliano morì nel 1893 a soli 42 anni. Amalia lo compianse molto e lo seguì nella tomba un anno dopo.
Nel racconto degli avvenimenti familiari, ritroviamo alcune parole ricorrenti:
Prima di tutto i nomi delle persone, sono quasi sempre gli stessi, a cominciare proprio da Sofia. Sofia la mdre di Francesco Giuseppe, Sofia non una ma due nipoti, Maria Sofia e Sofia Carlotta, Ludwig, al maschile al femminile, e poi Max, Massimiliano.
“libertà” riferito alla educazione ricevuta da fratelli e sorelle, che ne condizioneranno la vita e gli atteggiamenti
“Cugini” di primo grado soprattutto da parte di madre, le varie sorelle che fanno sposare i loro figli tra loro.
 “ Matrimonio” è un ‘altra parola ricorrente, in un guazzabuglio di matrimoni combinati, difficilmente si trova un matrimonio per amore, se si eccettua uno solo, quello di Sissi con Francesco Giuseppe e quello dei fratelli, mentre le donne della famiglia sono tutte votate alla disperazione e alla depressione
L a parola fondamentale che segna tutto il destino della famiglia poi è “ DEPRESSIONE “, che prende quasi tutti,  soprattutto le sorelle,.
Una certa stravaganza o comunque comportamenti fuori dalle righe o da quelle che erano considerate le giuste regole  o la normalità, considerato l’ambiente e la rigidità dei cerimoniali delle Corti europee, erano di casa  nella famiglia Wittelsbach: il re LUDWIG II era definito benevolmente “eccentrico”. La depressione di tutti i figli di Ludovica e di altri esponenti della famiglia sembra, invece, essere ereditaria, e, si dice,  i numerosi matrimoni non solo tra consanguinei ma combinati con sconosciuti spesso sgradevoli, ne aumentarono l'incidenza. Le ragazze soprattutto sognavano l’amore romantico, il principe azzurro, non dimentichiamo che siamo in pieno Romanticismo.  
L’unica che non soffrì la depressione come tutta la famiglia, fu  proprio Maria Sofia, che invece appare decisa, battagliera, risoluta, determinata energica pur nelle avversità che dovette affrontare.