domenica 13 luglio 2014

Maria Sofia Wittelsbach, una vita difficile


    Racconti di Storia presso Università della terza età
     " Danilo Dobrina" di  Trieste                                                   

                
                                                                                     Introduzione

 

 
Il territorio meridionale della penisola italiana, dall’Abruzzo e dal basso Lazio fino alla Sicilia, fu costituito in regno unico da Ruggero II, nel 1139 e così restò, salvo brevissimi periodi, fino al 1860. Il regno fu nel corso dei secoli governato e conteso da tedeschi, francesi, spagnoli e perfino dal Papa, fino ad arrivare alla definitiva scomparsa.
Dal 1734 il regno fu governato dalla famiglia Borbone, il cui capostipite fu Carlo, figlio di seconde nozze di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese. I Borbone discendevano da Luigi XIV, il re Sole, di Francia e governavano oltre che il Francia, anche in Spagna, e quindi in Italia, nel regno di Napoli e Sicilia e anche nel ducato di Parma e Piacenza.  Tutti i Re Borbone di Napoli e delle due Sicilie  sposarono donne di origine austro/tedesche, ad iniziare dal capostipite Carlo: non certo per amore, ma, come si usava, solo per motivi di convenienza e di alleanze politiche.
Carlo
Maria Amalia
A Carlo fu data in moglie Maria Amalia, figlia del re di Sassonia, quando aveva appena 14 anni.  Secondo Harold Acton ( I Borbone di Napoli, ed. Giunti ): ”Maria Amalia era alta, bionda con gli occhi azzurri, tipicamente sassone;era dignitosa ma vivace, anzi irascibile; oltre il latino, conosceva il francese e l’italiano e ,come il Re, amava cavalcare e andare a caccia. Il suo colorito fu presto rovinato dal vaiolo, e molti la consideravano brutta, ma affascinò sempre suo marito, monogamo per natura, e indifferente alle atre donne”. Per il figlio Ferdinando, Carlo si rivolse all’imperatrice Maria Teresa d’Austria, sia per una questione di alleanze si perché l’imperatrice aveva un gran numero di figlie da accasare. Dopo vari tentativi di concludere il matrimonio con due figlie di Maria Teresa, Maria Giuseppina, morta per vaiolo, e un’altra sorella, Maria Amalia, rifiutata perché più grande di Ferdinando di cinque anni, Carlo III optò per la terza scelta: Maria Carolina (a fianco), tredicesima dei figli dell’imperatrice. “ Sua maestà è una bella donna, ha il colorito più fine e trasparente che io abbia mai visto;….occhi larghi, brillanti, di un azzurro cupo, sopracciglie ben delineate e più scure dei capelli – che sono castano chiaro -, naso piuttosto aquilino, bocca piccola, labbra molto rosse, bellissimi denti bianchi…. È abbastanza grassottella per non sembrare magra, ha il collo lungo e sottile…”.  ( H.Acton, opera citata)  Francesco I, figlio di Ferdinando, sposò la cugina Maria Clementina, figlia del fratello della madre, Leopoldo d’Asburgo, granduca di Toscana e poi imperatore d’Austria. Era più alta di Francesco.” Era fortemente butterata dal vaiolo ma aveva un portamento regale”. Scriveva Maria Carolina nel suo diario: ”.. suo marito è suo marito tre o quattro volte nelle ventiquattro ore, cosa che la interessa..”. Partì da Trieste per raggiungere il sud Italia, come si usava e come farà anche l’ultima Regina.  Per Ferdinando II° si volle cambiare, e fu scelta una Savoia, Maria Cristina. Religiosissima e pia,si occupò solo di opere di bene e morì subito dopo il parto a 23 anni, il 31 gennaio 1836. E’ stata anche santificata. Ma non era stata una moglie adatta al re Ferdinando, troppo rigida, che, per le seconde nozze, tornò alle vecchie abitudini: si rivolse  a Vienna, e sposò l’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo.” Belloccia, di modi raffinati, un tantino sostenuta”, (G.Campolieti, re Franceschiello, Ed. Mondadori), “..occhi chiari, fronte spaziosa,  bocca larga, capelli senz’acconciatura, sguardo freddo, c’era qualche cosa di duro e di repellente in tutta la piccola persona..”( Raffaele de Cesare, La fine di un regno, Ed.Longanesi ).  E arriviamo all’ultimo re regnante, Francesco II°, per il quale, per non cambiare, si pensò a una tedesca: la sorella dell’imperatrice d’Austria, Maria Sofia Wittelsbach, di Baviera.

                                                                         
                                                                                   Prima parte

                                                    In Baviera


La  Baviera è una piccola  regione tedesca, oggi uno degli Stati federali della Germania, al confine con l’Austria, che  ha come capitale Monaco; anticamente era un ducato e fu governata, dal 1180, dalla famiglia Wittelsbach,  con il duca Ottone, messa lì dall’imperatore Federico Barbarossa. All’epoca della riforma luterana, la Baviera divenne la roccaforte del mondo cattolico oltre le Alpi. Il duca Massimiliano capeggiò la lega cattolica tedesca in una guerra contro i protestanti che durò per 30 anni, dal 1618 fino al 1648, tra alterne vicende. Dal 1632, i Wittelsbach erano stati nominati principi elettori e come tali poterono fare politica a livello europeo. Dal 1810, con la fine del sacro romano impero decretata da Napoleone, la Baviera divenne un regno con Massimiliano Giuseppe, al quale successe il figlio Ludwig I°.  Il re più famoso della Baviera, dal 1864 al 1886, fu il nipote Ludwig II°,  individuo eccentrico, omosessuale, anche se si provò a fidanzarlo con la cugina Sofia Carlotta, sorella minore di Sissi, l’imperatrice d’Austria, per dare un erede al trono, ma egli fece rinviare sempre la data del matrimonio,  e il fidanzamento fu annullato. Fu dichiarato malato di mente e misteriosamente morì il giorno dopo che fu deposto dal trono.
Bavarese era Elisabetta di Wittelsbach, detta Sissi:  era nata il 24 dicembre 1837 a Monaco, quarta di dieci figli del duca Massimiliano, detto Max, e di Ludovica, figlia del re Massimiliano di Wittelsbach.   I genitori di Elisabetta appartenevano alla stessa famiglia Wittelsbach, ma il padre discendeva da un ramo collaterale dei duchi, mentre la madre apparteneva al ramo principale della famiglia reale.  La famiglia era abbastanza eccentrica, marito e moglie vivevano una vita coniugale piuttosto turbolenta, ma tutto sommato felice: dal matrimonio con Ludovica nacquero dieci figli, cinque  maschi (Luigi Guglielmo, Guglielmo Carlo, Carlo Teodoro, Massimiliano, Massimiliano Emanuele) e cinque femmine ( Elena Carlina Teresa, Elisabetta Amalia Eugenia, Maria Sofia Amalia, Matilde Ludovica e Sofia Carlotta Augusta), di cui otto raggiungeranno l'età adulta.   Assai disinteressato alla famiglia, padre di alcuni figli illegittimi, il duca Max, suonava qualche strumento musicale, era un grande viaggiatore, dall’Italia e Svizzera all’ Egitto e alla Turchia.  Nel cortile del suo palazzo neoclassico di Monaco, fece anche erigere un piccolo circo in cui amava far esibire figli e figlie in spericolati giochi equestri, e un caffé nel quale radunava poeti e pittori spiantati. Egli stesso amava scrivere poesie e commedie, che pubblicava in imponenti raccolte sotto lo pseudonimo di “Phantasus”, e suonare la cetra, strumento per il quale ebbe una vera e propria predilezione e compose numerose melodie.   I progetti matrimoniali per i figli e le figlie furono lasciati all'ambiziosa moglie Ludovica e a re Massimiliano II di Baviera a cui, come capo famiglia, spettava l'ultima parola a riguardo. La duchessa Ludovica, non partecipava alla vita di corte bavarese, ma preferiva rimanere in disparte e occuparsi personalmente dell'educazione dei figli, e a sposare le figlie femmine con un buon partito. Ma non poteva prevedere che le figlie che lei riteneva aver sistemato meglio – Elisabetta imperatrice e Sofia regina -  sarebbero state, come vedremo, sfortunate sia nel privato che nel pubblico.
Il miglior partito la duchessa Ludovica lo raggiunse con Elisabetta che sposò l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. Fu peraltro un matrimonio non di interesse, ma d’amore; il giorno dopo averla incontrata, il giovane imperatore “ andò nella camera della madre e le manifestò il suo entusiasmo…. per Sissi”( Franz Herre, Francesco Giuseppe, Ed. Rizzoli). Lo stesso Herre descrive Elisabetta, allora quindicenne “ un viso delizioso, occhi da cerbiatta, capelli d’oro scintillanti, un corpo da bambina, nel quale già si delineavano le forme femminili, ….. ma più che alla casalinga madre assomigliava allo stravagante padre…”. Pur innamorata del marito e essendone ricambiata, Sissi, appena giunta a Vienna, dovette accorgersi subito delle difficoltà che l'attendevano. Nata e cresciuta in una famiglia di costumi semplici sebbene nobile, si trovò al centro della rigida corte asburgica, ancora legata a un severo "cerimoniale spagnolo", cui inizialmente la giovane imperatrice dovette sottostare. Privata dei suoi affetti e delle sue abitudini, Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua e stati di ansia. Il 21 agosto 1858  nacque l'arciduca Rodolfo, principe ereditario dell'Impero d'Austria, ma il parto portò gravi conseguenze alla madre, che oltre a febbre che andava e veniva, cadde in depressione.  La primogenita Elena fu invece sposata al principe di Thurn und Taxis ( Torre e Tasso italianizzato), la sorella Sofia Carlotta dopo essere stata inutilmente promessa al cugino re Ludwig,  sposò il duca di Alencon e morì tragicamente nel 1897, e poi Matilde, che sposò Luigi Borbone, il conte di Trani, fratello di Francesco di Borbone.
La duchessa Ludovica piazzò, nel 1859, anche Maria Sofia, con Francesco II di Borbone, erede al trono delle due Sicilie, ma non poteva prevedere gli avvenimenti tragici che di lì a un anno, si sarebbero verificati in quel regno e in tutta la penisola italiana.   Erano già evidenti in Europa i segnali di grossi mutamenti che si stavano preparando in Italia; qualche mese dopo di quell’anno 1859, a giugno/luglio, l’Austria avrebbe perso la guerra con la Francia di Napoleone III e il regno Sardo di Cavour, e avrebbe dovuto cedere la Lombardia, mentre anche il granduca Leopoldo Asburgo-Lorena di Toscana e gli altri  duchi Asburgo nei territori della penisola, sarebbero stati costretti ad abbandonare i loro territori e a ritirarsi a Vienna.
Veniamo però a Maria Sofia. Era nata il 4 ottobre  1841, presso il castello di Possenhofen, era più giovane di tre anni di Sissi: la sua figura era «alta, slanciata, dotata di bellissimi occhi di color azzurro-cupo e di una magnifica capigliatura castana; aveva un portamento nobile ed insieme maniere molto graziose e un bel viso». E’ stata descritta come” principessa bellissima e giovanissima, ardita, fantastica e impulsiva come suo padre e sua sorella Elisabetta, - secondo Raffaele de Cesare, storico pugliese, deputato liberale, contemporaneo e quasi coetaneo di Sofia essendo nato nel 1845, -, e vivace come la madre, non era la più adatta a entrare nella Corte napoletana, immagine di tristezza, di vecchiezza e di pregiudizio; né a divenire moglie di un principe piuttosto insipido, soggiogato dagli scrupoli religiosi, inesperto della vita, e il quale non aveva conosciuto mai donne, anzi le fuggiva, facendosi rosso nel viso quando non ne poteva evitare gli sguardi”.
Nel 1858, a diciassette anni, venne promessa in sposa al giovane erede al trono del Regno delle Due Sicilie, Francesco, che, come si usava, non conosceva se non attraverso l'immagine di una miniatura. Il matrimonio serviva a rafforzare il legame tra le corone degli Asburgo d'Austria e i Borbone di Napoli. Era un legame antico, come abbiamo visto. Il fidanzamento ufficiale di Sofia avvenne il 22 dicembre 1858 e il matrimonio fu celebrato per procura l' 8 gennaio 1859. Dopo qualche giorno Sofia venne accompagnata a Trieste, dove arrivò il 31 a mezzogiorno, era attesa dalle fregate borboniche Tancredi e Fulminante, che dovevano portarla a sud, nel territorio napoletano.
 
                                                                A Trieste


Sissi, che non stava bene a Vienna, sembrava migliorare soltanto quando si trovava con qualcuno della sua famiglia bavarese: approfittando del matrimonio di Sofia, nel gennaio 1859, malgrado la salute cagionevole accompagnò a Trieste la sorella minore, Maria Sofia, insieme a Luigi, uno dei fratelli. Furono  belle giornate che le due sorelle trascorsero insieme, dimenticando problemi e ansie, e quello che si stava preparando in Italia, e anche negli altri stati austriaci. Il de Cesare, lo storico pugliese già citato, che descrive minuziosamente fatti e personaggi del regno, ci racconta la cerimonia della consegna della sposa alla delegazione napoletana guidata dal duca di Serracapriola.  La cerimonia avvenne il 1° febbraio 1859, nel palazzo del governatore ( attuale sede della Prefettura e del Commissario del governo di Trieste, in piazza dell’unità d’Italia): nel salone del palazzo, nel mezzo, fu tracciata una linea che raffigurava il confine tra il territorio bavarese e quello napoletano. Si entrava da due porte contrapposte, sulle quali da un parte c’erano stemmi e bandiere bavaresi e  dall’altra quelle napoletane. “ Dalla parte del territorio bavarese entrò la duchessa di Calabria ( era questo il titolo che veniva dato all’erede al trono di Napoli e alla sua consorte), con il suo seguito” Dopo la lettura di messaggi e discorsi vari, il ministro plenipotenziario bavarese, conte di Rechberg “ presa la duchessa di Calabria per mano, la condusse fino alla linea di divisione e la consegnò al duca di Serracapriola, che la fece sedere su una poltrona del territorio napoletano “ e le rivolse un breve messaggio di saluto.   Il primo febbraio, in pieno periodo invernale, con il vento gelido di bora e il mare agitato, la  fregata Fulminante, con Maria Sofia a bordo, seguita dal Tancredi,  prese comunque il mare dirette a sud e arrivarono a Bari il 3 febbraio             

                                                            Maria Sofia,  duchessa di Calabria

Sofia, ormai duchessa di Calabria, era ansiosa di vedere di persona il suo sposo, e ne chiedeva notizie alla sua dama di compagnia, marchesa Nina Rizzo. “ Ma è tanto brutto ?” chiedeva alla Rizzo, che la rassicurava: “ ma quando mai, chillo è nu’ bellu guaglione, più alto di voi”.  Francesco aveva ricevuto una educazione che possiamo definire senz’altro pessima e non idonea a un futuro re. Di carattere timido e riservato era stato educato dai padri scolopi secondo rigidi precetti morali e religiosi, e non aveva  avuto ovviamente alcuna esperienza in campo amoroso e sessuale.   Molto religioso, quasi mistico, viveva nel ricordo della madre Cristina, già dichiarata “Venerabile” dalla Chiesa, poco esperto delle cose della politica, poiché il padre Ferdinando mai gli aveva delegato un minimo di affari e neanche di rappresentanza, neanche a parlarne di avventure femminili.

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Un breve cenno su Maria Cristina di Savoia. Era la figlia minore di Vittorio Emanuele I, re di Sardegna e di Maria Teresa d’Asburgo-Este. Era nata a Cagliari il 14 novembre 1812, durante il periodo napoleonico, quando il Piemonte era diventata una provincia francese e i Savoia erano scappati in Sardegna, così come i Borbone di Napoli, nello stesso periodo, erano andati in Sicilia.  Cessata l’epoca napoleonica, i Savoia erano rientrati a Torino.  Nel 1830  Maria Cristina fu fidanzata a Ferdinando II Borbone, re delle due Sicilie. Così veniva descritta la futura regina di Napoli, da una dama di corte a Torino: "La principessa Cristina non aveva allora 20 anni: era bella, d'una bellezza seria e soave: alta di statura, bianca di carnagione, due grosse onde di ciocche brune inanellate ornavano poeticamente quel volto, pallido, illuminato da due grandi occhi espressivi”. Maria Cristina morì non ancora ventiquattrenne per i postumi del parto, nel dare alla luce Francesco. A gennaio 2014, presso la Basilica di S.Chiara a Napoli, dove sono sepolti tutti i re e regine della famiglia borbonica delle due Sicilie, si è tenuta la cerimonia di beatificazione della “ Regina Santa”

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A chi lo vede appare triste, annoiato e indifferente a tutto. Alto alquanto di persona e di complessione piuttosto gracile, è di carattere timido e cupo…” così descrive l’erede al trono di Napoli, il marchese Gropello, ambasciatore del regno Sardo a Napoli, in una lettera  diretta al conte di Cavour, del 18 gennaio 1857. 
Giunta finalmente a Bari, Sofia  incontrò Francesco, che le apparve pallido, magro, alto e serio e timidissimo, che in risposta al suo “ Bonjour Francois”, le rispose semplicemente “ bon jour Marie” e le diede un bacio sulla fronte.  Ad attenderla non c’era il re Ferdinando, che  gravemente ammalato, era rimasto a letto..  Le accoglienze della popolazione furono entusiastiche, ma la malattia del Re gettava un'ombra sul lieto evento. Per forza di cose, la permanenza a Bari si prolungò. La famiglia reale soggiornò nel palazzo dell'Intendenza, attuale sede della Prefettura. Ma la prima notte di nozze non fu entusiasmante. Narriamola con quello che ci riporta il solito De Cesare, il quale dopo aver detto che nella camera nuziale,  Sofia fu accompagnata dalla marchesa Rizzo, aggiunge: “  Francesco non entrò, ma attese timidissimo, nella camera precedente, che la Rizzo gli annunziasse che la sposa si era messa a letto. Francesco  continuava a mostrarsi stranamente (?) confuso ed agitato, e passò il tempo a recitare preci, sino a che gli parve che Maria Sofia avesse preso sonno, né prima di allora, chetamente per non destarla, andò a letto. E così fu per tutto il tempo che stettero a Bari…; il che spiega il suo desiderio di svaghi d’altro genere e il bisogno, che sentiva qualche volta, di piangere.  Il matrimonio ovviamente  non fu consumato, neanche dopo a Napoli.
Francesco II – secondo gli storici – aveva anche un altro problema, soffriva di fimosi. La fimosi è un restringimento dell'orifizio prepuziale, più precisamente, una condizione medica per la quale il prepuzio di un uomo non riesce a scoprire completamente e autonomamente il glande. Evidentemente bisogna pensare che non se ne era accorto prima e/o nessuno gli aveva detto niente e non si pensò di farlo operare, - una semplice circoncisione praticata da millenni.  Maria Sofia, comunque, fece buon viso a cattivo gioco. Col suo fascino e la giovanile bellezza si attirò subito le simpatie di quanti la conobbero. Lo stesso re Ferdinando restò favorevolmente impressionato dalla figura della nuora. Le sue giornate si dividevano fra il teatro e le escursioni nelle vicinanze di Bari, in compagnia dei giovani cognati con i quali aveva subito fraternizzato, avendo in comune con essi spirito d'avventura e atteggiamenti goliardici.
      Ai primi di  marzo, il Re costretto su una lettiga, la Regina Maria Teresa, Francesco, Maria Sofia e tutto il loro seguito si imbarcarono sulla fregata "Fulminante" e partirono alla volta di Napoli. Finalmente per Maria Sofia, lasciato il grigiore del Palazzo dell’intendenza barese, si aprivano nuovi orizzonti.     
La duchessa di Calabria amava molto il mare; man mano che la nave avanzava tra le onde, la futura regina ripassava nella mente i racconti e le descrizioni della sua nuova dimora apprese dal suo sposo e dalla sua dama di compagnia, Francesco, invece, pur rimasto affascinato e travolto dalla esuberante bellezza di Maria Sofia, non si staccava dal capezzale del padre, che si era aggravato.
Nello stesso periodo, cosa stava accadendo nelle altre parti della penisola? Non si può dire che non si conoscevano e che non si potevano prevedere grossi problemi e mutamenti. Il re Ferdinando, malgrado il grave stato di salute continuava a dirigere il governo del regno, senza delegare nulla a nessuno, sbagliando molto in questo, soprattutto all’erede al trono.   Il primo ministro del regno di Sardegna, Cavour aveva da tempo inserito l’argomento italiano e del regno delle due Sicilie,  nel dibattito europeo, favorito in questo anche da Napoleone III, personaggio ambiguo, vecchio carbonaro che aveva vissuto a lungo in Italia, partecipando anche ai moti del 1830, prima presidente della repubblica francese e contemporaneamente, nel 1849 mandava l’esercito a Roma contro la repubblica romana, poi imperatore per imitare il grande zio, poi intrigava con Cavour, ma assicurava Napoli che non c’era alcun problema, e mantenne la guarnigione francese a Roma fino al 1870.  Con lui Cavour aveva stretto una alleanza segreta - ma fino a che punto? - per  l’annessione della Lombardia e del Veneto e per la creazione di un regno dell’alta Italia. Secondo Arrigo Petacco non aveva alcuna intenzione di andare oltre. ( “Il regno del nord”, ed. Mondadori.).   A marzo 1859,  il regno Sardo aveva cominciato ad armarsi e a creare un esercito numeroso, accogliendo tutti i profughi,  banditi da altri stati: l’Austria e Francesco Giuseppe non stavano a guardare, sicuramente sapeva a cosa andavano incontro. Lo spionaggio funzionava anche allora: tutto ciò era conosciuto a Vienna e  nelle altre corti europee e anche a Napoli. La guerra scoppiò il   27 aprile del ’59, si scontrarono gli eserciti austriaci,  alle dirette dipendenze di Francesco Giuseppe, e quelli franco-sardi comandati da Napoleone III e Vittorio Emanuele.

Fine prima parte

 

 

2 commenti:

  1. Ottimo articolo. Come dice Alessandro Barbero, la Storia non va spiegata, ma "raccontata". E questo si è fatto qui. Grazie. Vado alla seconda parte.

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  2. Mi piace il Titolo. Io nel 1987 ho scritto un libro intitolato "Storia e storie del Risorgimento a Treviso". Saluti.

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