martedì 1 marzo 2016

Giovanna I d'Angiou


                      Giovanna I d'Angiò di Napoli

Giovanna era napoletana, nata a Napoli nel 1327: era la figlia terzogenita, o secondo alcuni, quartogenita di Carlo, duca di Calabria, che era morto trentenne, nel 1328 e nipote del re Roberto che si prese cura di lei.
Ad appena sei anni, era stata data in moglie al cugino Andrea d’Angiò del ramo di Angiò di Ungheria, ma erano quei matrimoni combinati per ragioni politiche e perciò assolutamente infelici.
 Era l’epoca della architettura gotica, che fece la sua apparizione a Napoli con la basilica di S.Lorenzo e di S. Chiara, mentre l’architettura militare trovò la sua massima espressione in Castel nuovo e forte di S. Elmo, nel campo della scultura Tino da Camaino, da Siena, mentre nella pittura era il tempo di Giotto e di Simone Martini.

Giovanna I Regina di Napoli
Il nonno Roberto, il re morì nel 1343, altri eredi non ce ne erano, tranne la sedicenne Giovanna e il marito Andrea di Ungheria.. La nuova regina ascese perciò al trono all'età di 16 anni, e fu una delle prime donne europee a regnare per proprio diritto ereditario. Giovanna non era una grande bellezza, viene descritta: “ Né grassa né magra, bella el vixo tondo, dotatta bene de la virtù divina d’animo grato, benigno et jocondo, prudente e saza”. Il Summonte la definisce " graziosa nel parlare, savia e attenta nel procedere".
Aveva ricevuto una educazione raffinata e colta, mentre Andrea era un tipo rozzo e ignorante.
Giovanna aveva da piccola iniziato ad intrattenere una relazione amorosa con un altro cugino, Luigi di Taranto. Andrea d’Ungheria non era ben visto a corte, e il 18 settembre 1345, fu assassinato ad Aversa. Pesanti sospetti furono gettati sulla regina stessa, che molti indicavano come la vera mandante dell'omicidio del marito. I responsabili, individuati in Roberto Cabano, gran siniscalco del regno e il Conte di Terlizzi,  furono tutti giustiziati in piazza Mercato.
Malgrado la cultura e l'arte, a Napoli come anche in altri Stati dell'epoca, i sistemi di esecuzione della pena di morte erano feroci e sanguinari: l'esecuzione era pubblica per comunicare a tutti i sudditi e cittadini, ricchi e poveri, l'avvenuta giustizia. Non ci si accontentava poi solo di uccidere, ma bisognava offrire unpo spettacolo al popolo radunato in pizza Mercato. Leggiamo il racconto della uccisione dei colpevoli (?) dell'assassinio di Andrea di Ungheria, come è descritto da B.Capasso in “ Masaniello, la sua vita, la sua rivoluzione, Luca Torre Editore, 1993, pag. 25/26 ): “Il supplizio era accompagnato da atti della più nefanda e inaudita barbarie. I rei dopo essere stati tormentati con tenaglie infuocate e frustati per le principali vie della citàà, giunti nella piazza, chi semivivo e chi morto venivan gittati nel fuoco. Allora il popolo accorso in gran numero all'atroce spettacolo, slanciandosi quasi tra le fiamme istesse, ne estraeva i corpi degli infelici, e con le accette li spaccava come legna, ed indi ritornava a gittarli nel fuoco......”.Poco tempo dopo, Giovanna metteva al mondo Carlo, figlio del defunto Andrea. Il fratello della vittima, Luigi, re d'Ungheria, decise di infliggere una punizione esemplare alla cognata Giovanna e perciò si preparò all'invasione del regno. A Napoli, Giovanna, giovane vedova, sposava l' altro cugino Luigi di Taranto, di cui sembrava innamorata. Davanti all’invasione ungherese, e al tradimento di molti baroni, Giovanna scappò da Napoli in nave, diretta ad Avignone presso il papa e dove fu raggiunta, poche settimane dopo, dal marito.
San Lorenzo
Il 1348 fu un anno pessimo per tutta l’Europa, l’anno della peste nera, l’epidemia che proveniente, sembra dal mar Nero e portata da marinai, colpì tutti gli Stati e le città europee, dal nord a sud, con centinaia di migliaia di morti. Nulla si poteva fare contro questo morbo, solo rassegnarsi e aspettarne la fine. Chi poteva scappava dalle città e si rinchiudeva nei castelli o nelle ville di campagna. Fu l’avvenimento che ispirò poi Giovanni Boccaccio a creare il Decamerone. Messer Giovanni aveva vissuto a Napoli circa 10 anni, da adolescente, capiva e parlava bene anche il napoletano. Ma la peste del ’48 portò bene a Giovanna: il nemico ungherese infatti si allontanò dal regno, lei insieme al marito tornò nella sua capitale e così, nel gennaio del 1352, furono solennemente incoronati sovrani di Napoli. Luigi restò sul trono insieme alla moglie, circa dieci anni, in pace e tranquillità fino alla sua morte. Giovanna invece, non trovava pace e nel 1363 tornò a sposarsi e scelse uno sconosciuto re del Regno di Maiorca, Giacomo IV. Ma tre anni dopo si separò dalla moglie (sebbene non richiese mai l'annullamento) e abbandonò la Corte napoletana, con l'obiettivo di riconquistare il regno di Maiorca e le altre sue contee, ma sconfitto si ritirò in Castiglia dove morì nel 1375.
 Nel frattempo Giovanna e i suoi ministri avevano provato anche a riconquistare la Sicilia ( abbandonata nel 1282 a seguito dei Vespri siciliani), ma nel 1372 l’ isola fu definitivamente persa e, con il solito intervento papale, le fu riconosciuto lo status di regno indipendente di Trinacria con il re Federico IV di Aragona, in cambio di un indennizzo di 15 000 fiorini annui a Giovanna e ai suoi successori. Tra altre varie vicende, Giovanna ormai quasi cinquantenne , il 28 marzo 1376, tornò a sposarsi, per la quarta volta, con Ottone IV di Brunswick.
  Rimasta senza eredi per la morte prematura dell'unico figlio Carlo, avuto dal primo marito Andrea, Giovanna designò suo erede il cugino e nipote Carlo di Durazzo. Nel 1380, Carlo di Durazzo venne in Italia per attaccare il regno senza aspettare il suo momento di erede. La regina reagì revocandogli la successione e nominando invece suo erede Luigi I° d’Angiò, fratello di Carlo V di Francia.
Nel luglio 1381 Carlo di Durazzo, dopo aver sconfitto le truppe napoletane entrò a Napoli e mise sotto assedio il castel nuovo, il Maschio angioino, dove la regina si era rifugiata e resistette a lungo, fino a quando dovette arrendersi. Giovanna fu quindi imprigionata prima a Nocera, fino a marzo del 1382, poi fu trasferita nella lontana fortezza di Muro lucano, dove, per ordine del nuovo re, il 12 maggio 1382, fu raggiunta dai sicari e assassinata.
Castel dell'Ovo
Nel giudizio degli storici, Giovanna I appare come una donna misteriosa e avvincente, la cui personalità sfugge, malgrado gli studi e le ricerche per chiarire pettegolezzi, leggende, voci, illazioni e supposizioni gratuite. Anche se definita “prudente e saza(saggia)”, per alcuni fu, invece, una Messalina crudele e viziosa, immorale e cinica, dalle torbide e sconce passioni, una ninfomane svergognata ecc…Secondo altri una disgraziata ragazza travolta da qualcosa di più grande di lei, senza esperienza, senza forza, senza appoggi, una povera donna che cercò invano – 4 matrimoni e amanti vari- per tutta la vita un amore vero, forse l’unico fu quello con Luigi, un amico disinteressato, passando di delusione in delusione. Probabilmente si è fatta anche molta confusione con l’altra regina Giovanna, la seconda, una Angiò Durazzo, che arriva al trono già quarantenne, ma darà spunti anche a illazioni, pettegolezzi ecc. come chi l’aveva preceduta. Nel dubbio si trova anche Benedetto Croce, filosofo, letterato e storico ne “ Storie e leggende napoletane”, quando riferisce che la storia della regina Giovanna lo “ atterriva con la figura di una maliarda, di una creatura perfida e mostruosa che seduceva gli uomini per perderli”.“ ma quale delle due Giovanne, entrambe regine di Napoli della casa d’Angiò, porse occasione alla lussuriosa e sanguinosa figurazione? ”.. dopo aver tracciato alcuni ritratti di entrambe le regine e riportato i commenti di alcuni autori contemporanei di entrambe”, egli dice – e io sono d’accordo -:” propendo a credere che le due immagini si sovrapposero in Napoli a formare l’unico tipo leggendario”. In “ Regine per caso”( ed. Laterza 2014, di Cesarina Casanova), le due Giovanne, sulla base del classico storico di F.Guicciardini del ‘500 sono “ degradate ad anomalie, in balia della colpevole debolezza del loro sesso, incapaci di governare e di decidere autonomamente da favoriti e amanti, dai quali anzi sarebbero state manipolate e subornate” 





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