Capri,
la perla del Tirreno, l'isola delle sirene, cantata da poeti e
musicisti, milioni di turisti da tutto il mondo e per tutto l'anno: I
faraglioni, la Grotta azzurra, monte Solaro, la Piazzetta e
altro....Chi penserebbe oggi a Capri come sede in una struttura
militare, un castello? Ma, cominciamo dall' inizio.
Prima
di tutto il nome:
,
alcuni
sostengono la derivazione dal greco antico Kapros
(cinghiale),
altri dal latino Caprae
(capre). Scavi archeologici testimoniano la presenza di vita
primitiva sull'isola: la sua storia è legata al Mar Mediterraneo e
ai popoli che lo hanno attraversato e hanno colonizzato le coste
meridionali della penisola, Fenici, Greci e altri. Dei
primi
abitanti troviamo traccia in Virgilio ( Eneide,
VII, 733 ss.)
che elenca i nomi dei popoli nemici di Enea e accenna a Ebalo,
figlio della ninfa Sebetide e di Telone, re dei Teleboi
di Capri e
signore di gran parte della Campania. I Teleboi erano una popolazione
propveniente dall'Acarnania, una regione della Grecia affacciata sul
mar Ionio.f
Ottaviano
Augusto ,il
princeps romano
fece dell'isola un suo dominio privato nel 29 d.C., mentre il suo
successore,
Tiberio,
ne fu il primo villeggiante famoso. Egli la scelse per ritirarsi
dalla vita politica di Roma, e fece costruire la Villa
Jovis dove
fissò la sua dimora.
Nei
periodi successivi alla caduta dell'Impero romano, e dopo varie
dominazioni, Capri passò sotto la repubblica di Amalfi. Il
Mediterraneo non era più il mare nostrum,
numerosi
erano in nemici che si aggiravano per qual mare, i potenti vicini
del Ducato di Napoli, ma soprattutto i pirati Saraceni.
Per
difendersi occorreva stare in guardia e sorvegliare “lo nero
periglio che vien da lo mare”. Fu così che, probabilmente alla
fine del IX secolo, sulla collina dell'isola, a più di 400 metri sul
livello del mare, su una spianata dell' attuale monte Solaro, nel
territorio oggi del comune di Anacapri, fu eretto un castello.
Gli
storici, per dimostrarne l'esistenza, riferiscono di un documento del
988, che assegnava a un tal Giovanni, conte di Capri, «unam
silvam ad angulum
ipsum castellum».
Un
riferimento più moderno lo troviamo in “ Capri “, di Alberto
Savinio ( 1988, Ed.Adelphi), pittore e scrittore, che nel 1926, in
visita nell'isola, descriveva l'esplorazione al “ Castello
e la Torre che sovrastano la punta orientale di Capri”.
I
ruderi attuali mostrano una pianta quadrangolare,e nella parte più
alta quella che doveva essere il nucleo centrale della costruzione, e
la zona residenziale .C' era una cappella e un un piccolo
campanile, oltre a una cisterna.
L'isola
attraversò un periodo di tranquillità fino alla conquista normanna
avvenuta poi nel 1139. I normanni, nel 1129, per piegare Amalfi,
attaccarono e presero prima le isole Li Galli, quelle tre isolette al
largo di Positano e quindi Capri, dove uccisero tutti . Capri
perciò, con Amalfi e Napoli, enrtò a far parte del regno normanno
di Sicilia.
Il
castello era originariamente collegato al centro abitato di Capri, di
cui costituiva la più importante difesa, tramite una lunga murazione
e delle torri di cui sono rimaste soltanto due di forma circolare,
costruite in epoca angioina.
Come
accadeva per tutti i vecchi castelli medioevali di tutta l'Europa ,
anche quello caprese dovette essere ammodernato e ristrutturato con
nuove mura e torri cilindriche per difendersi dalle nuove tecniche di
assedio e soprattutto dalle nuove armi da fuoco, cannoni e mortai.
Gli
assalti dal mare nel corso dei secoli furono numerosi e nel 1535
l'isola fu presa dai pirati saraceni guidati dal famoso Barbarossa,
Khayr al-Din
,
che distrusse il castello, rapinò e prese schiava tutta la
popolazione.
Da
allora, malgrado le buone intenzioni e una parvenza di inizio lavori,
la fortezza non fu mai più ricostruita e completamente ignorata fino
agli inizi del XIX secolo.
Era
il periodo post rivoluzionario francese, le armate napoleoniche
vincevano su tutti i fronti, c'era guerra continua tra Francia e
Inghilterra e Napoleone imperatore, a governare Napoli furono
mandati prima Giuseppe, il fratello di Napoleone, e quindi Gioacchino
Murat, il marito di Carolina Bonaparte. L'isola era stata presa dagli
Inglesi nel 1806, che ricostruirono il castello e lo rinforzarono,
con adeguata guarnigione e armamanti puntati contro la capitale del
regno. Renata de Lorenzo in “ Murat “ (2011 Salerno
Editrice) parla non solo di 1800 soldati ma di “ 5 forti ben
armati”.
Ma
due anni dopo
i soldati francesi guidati da Gioacchino Murat riconquistarono
l'isola con uno storico attacco ad Anacapri, dove circondarono e
presero il Forte.
I
francesi completarono l'opera di fortificazione dell'isola,
realizzando una cinta muraria (oggi ancora visitabili) e restarono a
Capri fino al crollo dell'impero napoleonico e al ritorno dei Borbone
nel 1815.
Verso
la metà del secolo, l'interesse per i reperti archeologici e per
l'ambiente mediterraneo portarono viaggiatori a visitare l 'isola e
le rovine del castello.
Alla
fine dell' 800 il castello fu acquistato, insieme al territorio
circostante, dal medico svedese Axel
Munthe,
che era accorso
a Napoli nel 1884 per curare i colpiti dall'epidemia di colera di
quell'anno. Innammorato di Capri, egli acquisto il vecchio castello
e si costrui la villa San Michele a Anacapri, dove visse dopo
essersi ritirato dalla vita pubblica. Dopo la sua morte, il castello
fece parte della Fondazione Axel Munthe e fu proprietà del
Consolato Svedese che ha sede nella villa.
Nel
1938, fu costruita una strada di collegamento dal castello al centro
abitato. Nel 1957 fu effettuato un intervento di
restauro, furono abbattuti ruderi del mastio centrale e della
cappella, per
ricavare lo spazio necessario ai nuovi edifici per abitazione
privata.
Degli
antichi elementi di difesa rimangono due torri, situate nella parte
inferiore della struttura, una a pianta quadrata, costruita in epoca
sveva e un'altra, a pianta circolare, di età angioina.
L’immobile
oggi è ad uso abitativo privato, ma non se ne conosce la proprietà
e sembra sia messo in vendita.
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