Esimio Dottore,
Abbia la compiacenza di prestarmi qualche attimo della Sua
attenzione.
Ella ha lasciato,esimio dottore, una “eredità” invero
scomoda, perché qualsivoglia persona,alla inevitabile comparazione, non regge
il confronto.
Non è vuota retorica da “ludi cartacei”, non è evidentemente
un discorso interessato. Ella – sfortunatamente – non è più il nostro direttore
perciò….., ma è una pura e semplice constatazione di fatto obiettivamente
riscontrabile.
E non è – mi creda – una mia personale e isolata opinione,
ma è quella espressa da tutti indistintamente, dipendenti e ……..
Del dott….. si ricordano: l’eleganza sobria e perfetta, il
tratto educato e signorile, il gestire misurato e sicuro, l’umanità e il senso
di giustizia (litteris, sermonibus, humanitate).
Questo di Lei si dice
e queste doti – non comuni - si
confrontano con altre “doti” rappresentate da chi, giunto evidentemente da un
altro “pianeta”, è all’antitesi di quelle qualità di cui Lai si compiace per
naturale indole.
L’ “impatto” , dopo di Lei, è stato traumatizzante! Ed è
proprio il caso di dire che “natura espellas furca, tamen usque recurret”.
Perdoni lo sfogo ma – mi creda – dimenticato lo sfogo le
cose stanno veramente nei termini dianzi cennati!
Personalmente ho di Lei una grande opinione e nei di Lei
confronti ho un debito di riconoscenza inestinguibile.
La ricorderò sempre, dot…….,
con stima, ammirazione e gratitudine. La mia libertà è tuttora “sub
judice”, ma se avrà esito positivo verrò a farLe visita, previa telefonata.
Voglia accogliere i più cordiali e rispettosi saluti, con i
sensi dela stima che Lai ben conosce.
Mi creda …Suo dev.mo
xxxxxxyyyyyy
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