Larghi e strade
Via San Sebastiano
La storia di questa via ci
porta molto indietro, nel passato remoto di Neapolis, la nuova città. Nel
VI secolo a.C., migranti fuggiti da Cuma per motivi politici, e altri profughi,
fondarono la città e la circondarono con alte e possenti mura
i cui resti possiamo vedere ancora oggi in piazza Bellini, o dietro via
Foria o anche al noto Cippo a Forcella.
In particolare, quelle
visibili in piazza Bellini, seguendo il naturale dislivello del terreno,
si dirigevano a nord lungo la attuale via Costantinopoli, a sud verso
Piazza San Domenico e proseguivano lungo il decumano
inferiore, S. Biagio dei Librai, verso oriente, sulla linea di costa alta circa
7/8 metri sul mare.
San Sebastiano |
Tra Piazza Bellini e
l’ingresso della chiesa di S. Pietro a Maiella, secondo storici e archeologi,
c’era sicuramente una porta conosciuta, secondo un documento del 1038,
come “Porta Nova que dicitur de Domino Urso Tata” chiamata poi
popolarmente Donnorso.
Chi usciva da quella porta si
trovava a una grande vallata e campi di macchia mediterranea e boschi di
pini e querce, attraversati da un fiume, il Sebeto, alimentato
da acque provenienti dalle colline di Capodimonte e del Vomero attraverso
il Cavone, che si dirigeva a occidente e sfociava sotto la collina di
Pizzofalcone e la più antica Partenope. A destra lungo le mura si
intravedevano le colline di Capodimonte, sinistra un sentiero che scendeva
verso il mare e l’area portuale.
Nel corso del tempo Napoli subì
poche modifiche alle mura e molte costruzioni di monasteri e chiese, dopo che
il Cristianesimo era diventata la religione di Stato.
Nel periodo Ducale, intorno
all’anno 1000, erano presenti, intra et extra moenia, più di
100 chiese, compresa la cattedrale, e 30 monasteri femminili e
maschili.
Tra questi ultimi, risalente
verosimilmente al VI secolo d.C., all’esterno delle mura occidentali, lungo
quella spianata (detta poi Mercatello) e il sentiero a sinistra della porta, fu
costruito un Monastero e una Chiesa, intitolati a San Sebastiano (e a san
Theodoro).
Secondo il Capasso, il
monastero “era posto vicino le mura della città a occidente in un giardino (in
viridario , ed era detto ad casa picta”. I giardini si
estendevano a nord fino alla Porta Donnorso, e a sud fino a Porta
Cumana, che doveva trovarsi all’altezza dell’attuale S.Chiara.
In quel monastero, e la
chiesa annessa, furono alloggiati nel tempo, e per farla breve, monaci
basiliani, cioè di rito greco-bizantino, poi benedettini e quindi, tra il
1425/26, monache domenicane provenienti dal monastero di San Pietro a
Castello (nel Castel dell’Ovo), saccheggiato dall’esercito di Alfonso
d’Aragona nel 1423.
Liceo Statale Vittorio Emanuele |
Così accadde che quella
discesa, un vicolo, cominciò a essere individuata riferendosi al monastero di
San Sebastiano, poi fu inglobato tra le mura angioine e i successivi
allargamenti operati dagli Aragonesi e infine da don Pedro di Toledo.
Con gli Angioini fiorirono chiese
e monasteri: alla fine del XIII secolo fu eretta la chiesa di S.
Pietro a Maiella con annesso monastero di frati celestini, dove oggi c’è il
Conservatorio di musica.
Nel 1581, il vicus di
S. Sebastiano fu allargato e cominciò a prendere forma la
strada che vediamo oggi, e furono costruite le case sul lato destro
scendendo, volute dalle monache su suoli del convento come fonte di
reddito. Nel 1624 fu costruita la Porta adiacente intitolata al duca d’Alba,
vicerè dell’epoca.
Successivamente la chiesa
venne completamente rifatta da fra Nuvolo, cioè Vincenzo de Nuvolo, frate
ma anche architetto, esponente del barocco napoletano
Sul monastero e la chiesa si
innesta la storia di un istituto scolastico, un Convitto privato parificato e
un liceo/ginnasio statale.
Le Suore vi rimasero poi fino
al 1807 quando i francesi di Murat vi istituirono il
primo Real Collegio di Napoli divenuto Liceo del
Salvatore. nel 1812. E’ questa la prima apparizione, a Napoli,
di quel liceo che sarà famoso.
Nel 1826 i Gesuiti, cacciati del Regno durante il periodo illuminista, vi furono riammessi e fondarono nel monastero di S. Sebastiano un “Collegio dei Nobili”, con annesso Convitto. Per essere ammessi i giovani dovevano avere “la nascita nobile, nonché sia certo che né il padre, né l'avo abbiano esercitata arte vile o meccanica, la povertà del soggetto, la quale s'intende quando non possa avere di sua porzione una rendita annua di ducati 120, l'età di circa dieci anni”. Nel 1835 fu aperto un ingresso per il Convitto nella nicchia centrale del Foro Carolino (piazza Dante), lì dove, secondo le intenzioni di Vanvitelli che aveva costruito l’emiciclo, avrebbe dovuto essere posta una statua equestre di Carlo d Borbone. La gestione dei Gesuiti in San Sebastiano durò fino al 1860. L‘ Ordine dei Gesuiti fu abolito e furono requisite "la casa lasciata dai Gesuiti con l'annesso Collegio al largo dello Spirito Santo (oggi piazza Dante) e le scuole poste alla strada di S. Sebastiano" e furono date all'Istruzione Pubblica.
Nel 1826 i Gesuiti, cacciati del Regno durante il periodo illuminista, vi furono riammessi e fondarono nel monastero di S. Sebastiano un “Collegio dei Nobili”, con annesso Convitto. Per essere ammessi i giovani dovevano avere “la nascita nobile, nonché sia certo che né il padre, né l'avo abbiano esercitata arte vile o meccanica, la povertà del soggetto, la quale s'intende quando non possa avere di sua porzione una rendita annua di ducati 120, l'età di circa dieci anni”. Nel 1835 fu aperto un ingresso per il Convitto nella nicchia centrale del Foro Carolino (piazza Dante), lì dove, secondo le intenzioni di Vanvitelli che aveva costruito l’emiciclo, avrebbe dovuto essere posta una statua equestre di Carlo d Borbone. La gestione dei Gesuiti in San Sebastiano durò fino al 1860. L‘ Ordine dei Gesuiti fu abolito e furono requisite "la casa lasciata dai Gesuiti con l'annesso Collegio al largo dello Spirito Santo (oggi piazza Dante) e le scuole poste alla strada di S. Sebastiano" e furono date all'Istruzione Pubblica.
Il monastero divenne perciò
sede del Liceo ginnasiale Vittorio Emanuele II, Il 10 marzo 1861, con annesso
convitto. Fu il primo liceo napoletano del Regno d'Italia, successivamente le riforme
scolastiche del regno d’Italia trasformarono ai primi del
900, il liceo di San Sebastiano e Il convitto di Piazza Dante in due
istituti separati, ma con lo stesso nome.
La chiesa cadde in rovina tra
il 5 e il 6 maggio del 1941, la cupola della Chiesa crollò. I
ruderi restarono lì fin dopo la guerra, e furono eliminati tra gli anni
cinquanta e sessanta.
Negli anni ‘60 del XX
secolo i due istituti erano separati, uno statale da via san Sebastiano e
l’altro, il convitto, dietro la statua di Dante nella piazza omonima.
Superato l’ingresso di via San
Sebastiano a destra si entrava nel complesso principale, a piano terra gli
uffici di presidenza e amministrativi, ai piani superiori le aule. A sinistra
un altro edificio che conteneva, se non ricordo male, altre aule mentre oggi –
ci sono stato circa un anno fa- ci sono uffici di Segreteria. Al centro
l’immenso cortile. C’era,
se non ricordo male, una possibilità di transitare – ovviamente di nascosto -
dal Liceo al convitto, scavalcando un cancello e una scala per
ritrovarsi dall’altra parte, uscire in piazza Dante e anche rientrare, dopo
aver visitato la friggitoria “Vaco’ e ‘ pressa (vado di fretta oggi
sarebbe un fast food).
Più spesso, usciti dal liceo,
ci si fermava sotto port’ Alba davanti alla omonima pizzeria, o a quella
Bellini, per mangiare la pizza a libretto con 50 lire. La friggitoria e le due
pizzerie sono ancora lì.
La strada di S. Sebastiano era
ed è nota per la presenza su entrambi i lati e per tutta la sua
lunghezza di negozi di strumenti musicali (il famoso Miletti), ovviamente
per la vicinanza con il Conservatorio Musicale di San Pietro a Maiella.
(dedicato al Gruppo: Quelli del
V.E.II)
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