Maria Carolina d'Asburgo
Dopo
Giovanna d'Angiò e Isabella del Balzo, ecco un'altra donna,
diventata per caso regina di Napoli e di Sicilia, moglie
peraltro di un Re per caso.
Come
si spiegano questi “casi” ? Lo capiremo leggendo questo
breve racconto.Andiamo nel XVIII secolo, siamo in piena epoca dei “lumi”: era iniziato in tutta Europa quel movimento culturale e filosofico che fu chiamato “illuminismo” per indicare ogni forma di pensiero che "illumina" la mente degli uomini, ottenebrata dall'ignoranza e dalla superstizione, servendosi della ragione e dell'apporto della scienza. Esso si diffuse soprattutto in Francia e presto in Europa, con Voltaire, Montesquieu, Diderot e altri, e arrivò poi anche negli Stati italiani.
Ferdinando I Due Sicile |
Carolina d'Asburgo |
Il matrimonio, come da consuetudine, fu celebrato per procura, nel 1768, malgrado gli sposi non si fossero mai visti prima. Quando Carolina incontrò il marito che l' aspettava a Caserta, lo trovò "molto brutto". A Maria Carolina non piaceva suo marito, Alla Contessa di Lerchenfeld, scrisse, "Lo amo solo per dovere....". Anche Ferdinando non fu attirato da lei, dichiarando, dopo la loro prima notte insieme, "Dorme come un morto e suda come un maiale”. Questo non impedì ai due ragazzi, - Ferdinando diciassette anni e Carolina sedici - , di generare diciotto figli. Il primo fu Maria Teresa, nata nel 1772, poi nacquero Maria Luisa nel 1773, Carlo Tito nel 1775 , Maria Anna nel 1775, Francesco nel 1777,principe ereditario e futuro re, Maria Cristina e Maria Cristina Amalia gemelle del 1779, Gennaro nel 1780, Giuseppe nel 1781, Maria Amalia nel 1782, Maria Cristina nel 1783, Maria Antonietta nel 1784, Maria Clotilde nel 1786, Maria Enrichetta nel 1787, Carlo nel 1788, Leopoldo nel 1789, Alberto nel 1792 e Maria Isabella nel 1793. . Ma per tutti questi figli, c’era anche una ragione politica: con la nascita del primo figlio e ovviamente degli altri, Carolina poteva, secondo gli accordi matrimoniali, entrare a far parte del Consiglio della corona e quindi partecipare alle decisioni politiche.
Nei primi anni di regno, Carolina, insieme al marito, si mostrò favorevole alle idee illuministe come sua madre e suo fratello, i suoi primi venti anni di regno furono incentrati sul rinnovamento dell'apparato politico - economico. Napoli divenne centro di dibattito illuminista, culturale e artistico, con i pittori, Philip Hachert, nominato poi pittore di corte, e anche direttore dei lavori della reggia di Carditello, e Angelika Kauffmann, e con gli accademici economisti e giuristi Gaetano Filangieri, il medico Domenico Cirillo, poi anche Elenonora Pimentel Fonseca, che fu bibliotecaria di Corte. Al dispotismo illuminato di Carolina e del Re si deve la nascita di S. Leucio, un esperimento di socialismo utopico, di industria della seta: nella Real Colonia di San Leucio, vicino Caserta, in un grande edificio adattato a industria , con vari grandi telai e allevamenti di bachi da seta, e case per gli operai e le operaie, dal 1789, fu emanato uno Statuto, una serie di regole, in cui donne e uomini vissero da uguali, ebbero pari compensi, stesse prerogative, la possibilità di studiare e alle donne erano riconosciuti gli stessi diritti degli uomini, e tra questi quello alla eredità, alla proprietà, all'educazione scolastica dei figli e alla scelta del compagno e addirittura l’avanzamento sociale per merito. La seteria funziona ancora oggi, Fu lì che i due si riposavano lontano dalla politica e dalla capitale. Nell'edificio fu costruita una immensa vasca da bagno poiché la regina teneva molto all' igiene personale e alla salute della persona; per questo nella Reggia di Caserta, negli appartamenti privati realizzò, per prima, un “Gabinetto a uso del bagno” e una toilette all’avanguardia in cui introdusse pure l’innovazione dell’allacciamento della vasca alle condotte d’acqua corrente e i rubinetti miscelatori caldo/freddo, tanto da fare a meno degli inservienti di corte, un po’ guardoni e un po’ pettegoli. In quel “bagno” fu sistemato anche uno strano oggetto che ancora più di un secolo dopo, all’indomani della conquista militare del Sud, i funzionari sabaudi addetti all’inventario del palazzo rimasero sconcertati: si trovarono davanti un articolo curioso, mai visto, e di cui non conoscevano l’esistenza (A. Forgione,Made in Naples). Non sapendo come classificarlo nel pubblico registro, lo archiviarono con una semplice descrizione che oggi ci fa certamente sorridere : «Oggetto sconosciuto a forma di chitarra». Era solo il bidet. Ci fu poi Carditello, che fu invece una fattoria con allevamenti di bufali per la produzione della famosa mozzarella, dove i sovrani vivevano a stretto contatto con contadini. Carolina fu inoltre sostenitrice per decenni della Massoneria più progressista e illuminata, si circondò di donne e uomini che avevano idee di cambiamento. Ferdinando, non voleva saperne di governo, c’erano i ministri, lui andava a caccia, anche di donne di qualsiasi ceto sociale: malgrado ciò, il ritratto che se ne fa è quello comunque di un uomo di buon senso, che amava il proprio popolo, forse troppo, poiché ne assumeva spesso gli atteggiamenti e comportamenti. Più intelligente e volitiva del marito, ma soprattutto più vogliosa di potere e governo, Carolina si impose come figura di comando costringendo il Re a licenziare i vecchi ministri lasciati da Carlo, a promuovere come primo ministro il favorito di Carolina l’inglese John Acton, e a sganciare Napoli dall'influenza spagnola e avvicinandosi invece all'Austria..
Tutto l’idillio illuminista cessò con la Rivoluzione francese nel 1789, e soprattutto con la decapitazione di Luigi XVI e della sorella di Carolina, Marie Antoinette. Carolina fu letteralmente scioccata dal trattamento riservato alla sorella alla quale era legatissima, andò in escandescenze alla notizia, e poi in depressione, sviluppò un forte sentimento antifrancese, promuovendo una alleanza con l ‘ Inghilterra, favorita dalla vicinanza dell’ambasciatore inglese lord Hamilton e da sua moglie, la chiacchierata e bellissima Emma Hamilton, che divenne sua intima amica, e dalla presenza dell’ammiraglio Nelson. Iniziarono pertanto le vicissitudini: nel 1799 a Napoli e in tutto il territorio peninsulare fu proclamata la Repubblica, gli eserciti rivoluzionari si avvicinavano alla capitale. Carolina con il Re e tutta la famiglia, abbandonarono la città, protetti dalla flotta inglese di Nelson e si ritirarono a Palermo, difesa dagli inglesi. Anche Ferdinando dovette svegliarsi e prendere coscienza di essere il re e di dover reagire, anche se lui a Palermo si trovava molto bene, al contrario di Carolina che, invece di mettersi tranquilla e attendere periodi più calmi, odiava a morte i francesi, si immischiava sempre più negli affari di Stato, favorendo qualsiasi iniziativa diretta alla riconquista di Napoli. Questo attivismo esagerato tuttavia, mentre fu all’inizio sopportato e ben visto, alla fine , come vedremo, finirà per rovinarla.
La Repubblica Partenopea durò circa sei mesi. Abbandonata dalle forze francesi, fu abbattuta dalle bande sanfediste del cardinale Ruffo, coadiuvate da truppe russe e turche; la vendetta di Ferdinando e Carolina fu terribile, aiutati anche dall’ l'ammiraglio Nelson, promosso a duca di Bronte, e gli Hamilton. Essi non vollero avallare gli accordi presi dal cardinale Ruffo e fecero giustiziare molti sostenitori della repubblica, tra i quali Mario Pagano, Francesco Caracciolo, ammiraglio napoletano impiccato sulla nave di Nelson, il medico Domenico Cirillo e la scrittrice Eleonora Pimentel Fonseca, impiccata in piazza Mercato. Pochi soltanto furono graziati, più di duecento persone vennero condannate all'ergastolo, molte pene anche minori, più di trecento alla deportazione e all'esilio. Fu l’inizio della fine: con queste condanne, Carolina e Ferdinando scavarono la fossa al regno, anche per il futuro. Nel 1806, essi persero nuovamente il regno, avendo Napoleone messo sul trono di Napoli suo fratello Giuseppe, e poi il cognato Gioacchino Murat. Maria Carolina e Ferdinando si rifugiarono di nuovo in Sicilia, sempre più in mano agli inglesi. A Palermo restò insieme al marito e alla famiglia fino al crollo di Napoleone e di Murat. Ma ormai era passata dalla depressione alla fase isterica, e fu il suo crollo: gli Inglesi che presidiavano l’isola con la segreta, ma neanche tanto, intenzione di impadronirsene, la tolsero di mezzo, costringendola ad allontanarsi. Ormai anziana, ultima figlia di Maria Teresa ancora in vita, provò ad opporsi alla partenza, ma dovette cedere agli ordini inglesi. Decise perciò di andare a Vienna, scelse di viaggiare per mare e il viaggio durò otto mesi. Andò prima a Costantinopoli, poi si mosse con il suo seguito attraverso l’Ungheria e la Polonia. “ Era piccola, curva, invecchiata dalla sventura prima che dall’età” scriveva il conte di Saint-Piest che aveva il compito di accompagnarla durante il viaggio. Arrivò a Vienna il 2 febbraio 1814 e trovò che l’imperatore d’Austria, suo genero. era al momento alleato di Murat, che sedeva al posto dei Borbone sul trono di Napoli. A Vienna morì, all'età di 62 anni, poco dopo, senza rivedere il marito e Napoli. Ferdinando non pianse molto anzi, da li a poco, il 27 novembre dello stesso anno, sposò morganaticamente, la siciliana Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, alla quale poi donò quella splendida villa sulla collina del Vomero, che ancora oggi porta il suo nome, la Floridiana.
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